(Il Panel dedicato all’internazionalizzazione delle imprese, con Manuela Soncini - Unicredit; Matteo Liberali - LU-VE; Alessandro Zucchetti - Zucchetti e Aldo Fumagalli Romario - SOL)
Concluso l’intervento di Negri, il focus si è spostato sulle sfide internazionali che devono affrontare le imprese lombarde, nel corso di un panel che ha visto il dialogo tra Aldo Fumagalli Romario Presidente e CEO di SOL; Matteo Liberali, Presidente di LU-VE; Alessandro Zucchetti, Presidente di Zucchetti e Manuela Soncini, Head of Wealth Advisory di UniCredit.
Stefano Righi, ha aperto il panel, chiedendo al presidente di LU-VE il valore del cambiamento dei modelli di business. Per noi, ha spiegato Liberali, che operiamo nell’industria HVACR, il cambiamento è decisivo per costruire soluzioni differenti, per differenziarci rispetto ai competitor e non essere dipendenti da un unico mercato. Quindi abbiamo lavorato per adattare i nostri processi produttivi e non produttivi in un mondo che cambia di continuo. In uno scenario simile, ha proseguito Liberali, gli investimenti sono decisivi sia per ottenere delle efficienze sia per valorizzare il capitale umano che è ciò che fa davvero la differenza. Anche per questo abbiamo uno stretto rapporto con i centri di ricerca. L’internazionalizzazione, ha proseguito, per noi è stata decisiva nell’affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, perché abbiamo lavorato per trovare nuovi fornitori e abbiamo differenziato le supply chain mettendo in sicurezza la continuità del business che era oggetto di grandi disruption.
Una visione internazionale, quella di Liberali, che ha portato Righi a chiedere ad Alessandro Zucchetti la strategia messa in campo dalla sua azienda per affrontare le sfide legate ai mercati mondiali. Per noi, ha esordito Zucchetti, la chiave è innovare, mettendo in campo nuove attività come l’automazione e la messa in sicurezza degli ingressi negli stadi o la gestione degli ingressi, come avvenuto per il Gran Premio di Monza. La concorrenza internazionale per noi è una grande sfida: presidiamo molti clienti di fascia media e ci stiamo attrezzando per riuscire a conquistare spazio anche nella fascia alta, dove la competizione globale è molto intensa. Noi, ha proseguito Zucchetti, siamo nati vendendo software commerciali in Italia e poi siamo cresciuti gradualmente accompagnando le Pmi e anche le grandi aziende che si sono espanse in tutto il mondo. Oggi lavoriamo in 15 paesi e abbiamo 9.000 persone. Oltre all’Europa, in cui operiamo per continuità geografica, siamo anche in Brasile. Le sfide più grandi, ha aggiunto, riguardano le assunzioni di figure legate al mondo dell’informatica, perché spesso fatichiamo a trovarne e questo risulta un limite alla crescita; e poi l’integrazione di soluzioni software da vendere all’estero per guadagnare quote di mercato. In Italia, ha concluso, riusciamo a offrire numerosi pacchetti di questo tipo e stiamo lavorando per offrirli anche all’estero, così da continuare il nostro percorso di crescita.
Per noi l’internazionalizzazione è la chiave di volta per valorizzare il nostro sistema industriale nel mondo. Con queste parole Aldo Fumagalli Romario ha raccontato la visione di Sol, azienda leader nel settore della produzione e commercializzazione dei gas tecnici, industriali, puri e speciali e medicinali presente in 32 Paesi nel mondo. Oggi, ha spiegato, dopo la fase delle multinazionali tascabili, affermatesi tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila, occorre lavorare in modo strategico sulle filiere così che anche le Pmi possano diventare sempre più protagoniste dell’export, entrando così nel quinto capitalismo. Tornando a Sol, ha aggiunto, l’internazionalizzazione è stata fondamentale per creare impianti produttivi all’estero, così da distribuire i nostri prodotti in loco riducendo i rischi di essere in un solo mercato e limitando anche il rischio geopolitico. Un percorso difficile ma che crea valore e aiuta ad ampliare anche la propria mentalità. L’allargamento della nostra azienda, ha specificato, ci ha permesso di aumentare il fatturato (giunto a 1.5 miliardi di euro) ma anche di rendere i nostri dipendenti protagonisti e sempre più motivati. In conclusione, Fumagalli Romario ha sottolineato l’importanza delle scelte in sede Europea che devono aiutare a consolidare la crescita e ha evidenziato l’importanza della certezza del diritto nel nostro Paese per riuscire a realizzare gli investimenti necessari ad aumentare la produttività. E poi, ha chiosato, occorre un cambio di mentalità per trasformare la reputazione della figura dell’imprenditore che, ad oggi, è oggetto di critiche ingiuste.
Il panel si è concluso con l’intervento di Manuela Soncini, Head of Wealth Advisory, UniCredit che ha messo in luce le ragioni per cui il patrimonio delle aziende familiari viene delocalizzato. Secondo Soncini le delocalizzazioni si legano a variabili strategiche e di mobilità d’impresa, alla riduzione del carico fiscale; alla ricerca di figure professionali e piattaforme finanziarie evolute per gestire patrimoni diversificate e poi all’apertura a capitali esteri in cui le famiglie, pur cedendo delle quote, mantengono le cosiddette loyalty share. Venendo alle imprese familiari Lombarde, ha aggiunto Soncini, un nostro studio realizzato insieme all’Università Bocconi, ha rilevato una solidità finanziaria superiore a quella delle aziende non familiari, e in continua crescita rispetto al 2020. Cosa che conferma un consolidamento rispetto al passato. Lo stesso può dirsi, ha concluso Soncini, della governance molto evoluta per le imprese familiari della regione. Nelle aziende del territorio sono più diffusi i modelli di leadership strutturati (con più Amministratori) rispetto alla media nazionale.
L’ingegno, la creatività e il genio italiano: le imprese familiari viste con gli occhi di Ali Reza Arabnia