Bilancio di fine anno: l’economia italiana nel 2024
La crescita del PIL italiano nel 2024 è stata sostenuta principalmente dal graduale aumento dei consumi (0,7%) e dall'apporto positivo della domanda estera (0,6% alla crescita del PIL). La dinamica degli investimenti mostra una diminuzione complessiva dello 0,2%, nonostante una significativa crescita degli investimenti pubblici di circa il 20%, sostenuta dal PNRR. Si stima una riduzione degli investimenti privati del 3,7%, dovuta ai tassi di interesse elevati, all'incertezza del contesto geopolitico ed economico – che ha influito negativamente sulla fiducia delle imprese, in calo dalla fine del 2021 – e al minore supporto degli incentivi pubblici. Nonostante la crescita moderata, la dinamica transazionale in Italia si è dimostrata solida: si stima che il numero di operazioni di M&A con target in Italia per l'anno 2024 si attesterà intorno a 1.300 operazioni, con una crescita del 7% rispetto al 2023. Il totale investito dovrebbe raggiungere i €60-65 miliardi, con un aumento del 5% rispetto all'anno precedente. Gli investitori finanziari, in particolare i fondi di Private Equity, continuano a svolgere un ruolo significativo. Circa il 75% delle operazioni è stato guidato dal consolidamento in settori o filiere produttive. Inoltre, le aziende italiane mantengono un solido trend di investimenti all'estero, con oltre 270 operazioni e un investimento complessivo di circa €15 miliardi.
Prospettive per il 2025: moderato ottimismo tra sfide e opportunità
Secondo le stime, la crescita per il 2025 è attesa allo 0,8%, principalmente trainata da una leggera accelerazione dei consumi privati (0,8%). Tuttavia, si prevede una ulteriore contrazione degli investimenti (-1,2%), dovuta principalmente alla riduzione degli investimenti in costruzioni (-10,9% per le abitazioni private, -4,3% per i fabbricati), legata alla fine delle misure di sostegno, i cui effetti si protrarranno anche nel 2025. Notizie positive arriveranno da altre categorie di investimenti privati, come quelli in macchinari (5,9%) e intangibili (1,6%), grazie al calo del costo del denaro e alla ripresa della domanda mondiale.