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EY stima un costo del rischio di credito complessivo per il periodo 2024-2050 fra i 14 e 41 miliardi di euro nell’eventualità di una transizione sostenibile meno decisa
Con una transizione più tempestiva, meno rischi finanziari per le banche, nonostante gli investimenti necessari nel breve periodo
I rischi climatici e ambientali assumono una crescente rilevanza nel processo di erogazione di credito alle imprese e il costo del rischio potrebbe crescere nel caso di ritardi nella grande sfida della transizione verso un’economia sostenibile. In particolare, le banche italiane potrebbero registrare complessivamente un costo del rischio di credito (definito come l’importo delle perdite su crediti di esercizio) fra i 14 e i 41 miliardi di euro fra il 2024 e il 2050, nell’eventualità di una mancata transizione ecologica.
È quanto emerge dall'ultima analisi di EY sul tema, che – attraverso un modello proprietario sviluppato su dati pubblici – ha condotto una prima stima delle perdite per le banche italiane derivanti dagli scenari climatici alternativi di riferimento a livello globale.
Oggi è imprescindibile considerare anche i rischi ESG delle imprese, non solo a breve ma anche a medio e lungo termine: questi elementi impatteranno in modo determinante anche sulla redditività delle imprese e quindi sulla loro capacità di rimborsare il debito. Questo rapido cambiamento, non solo nel contesto normativo, ma anche in quello economico, sociale e culturale, richiede ai player finanziari una ridefinizione delle modalità di gestione del rischio di credito. Dall’inserimento della valutazione ESG nel credit risk management degli operatori finanziari passa quindi la capacità del sistema bancario di affiancare concretamente le imprese nella sfida di una rapida transizione sostenibile, per cogliere le grandi opportunità che questa rivoluzione offre a tutti gli attori coinvolti. È fondamentale che il sistema produttivo, le autorità pubbliche e il sistema bancario agiscano in sinergia per mettere a terra specifiche iniziative strategiche e di business per sostenere la transizione
Nicola Panarelli
EY Italy Financial Services Consulting Leader
Attraverso un modello proprietario, EY ha convertito i più recenti scenari climatici pubblici di riferimento a livello globale del Network for Greening the Financial System (NGFS) rilasciati a novembre 2023*in valori prospettici di costo del rischio per le banche.
Nel primo scenario (“Below 2°C”) si ipotizza una transizione virtuosa con l’introduzione immediata e organica di politiche climatiche, che diventano gradualmente più stringenti. Questo scenario è caratterizzato da rischi fisici e di transizione relativamente bassi e un rischio di credito “base”.
Nel secondo scenario (“National Determined Contributions”) si ipotizzano politiche climatiche moderate ed eterogenee su base nazionale, che - seppure in un quadro di diminuzione complessiva delle emissioni - genererebbero rischi fisici classificabili come elevati e rischi di transizione relativamente bassi. In questo caso, secondo le stime di EY, il costo del rischio complessivo per le banche italiane fra il 2024 e il 2050 ammonterebbe a circa 13.9 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al primo scenario.
Nel terzo scenario (“Fragmented World”) si ipotizzano ritardi e politiche climatiche divergenti a livello globale, con rischi fisici elevati e rischi di transizione significativi in alcuni Paesi. In tal caso, EY stima per le banche italiane un costo del rischio aggiuntivo rispetto al primo scenario pari a 26 miliardi di euro fra il 2024 e il 2050.
Nel quarto scenario (“Delayed Transition”) nuove politiche climatiche verranno adottate solo nel 2030, pertanto le emissioni rimarranno elevate fino alla fine del decennio per poi scendere velocemente al di sotto di quanto ipotizzato nello scenario “Below 2°C”, con conseguenti rischi fisici e di transizione superiori rispetto a quest’ultimo. Nello scenario di Delayed Transition, secondo le stime di EY, il costo del rischio complessivo per le banche italiane tra il 2024 e il 2050 ammonterebbe a circa 40.7 miliardi di euro aggiuntivi rispetto allo scenario “Below 2°C”.
I risultati della nostra prima analisi evidenziano che, in un’ottica di lungo periodo, l’investimento nel sostegno alla transizione sostenibile presenta un rendimento materiale per gli intermediari in termini di minore rischio. Infatti, complessivamente, il mancato raggiungimento di una transizione virtuosa porterebbe a un risparmio stimato di costo delle insolvenze di circa 3.5 miliardi di euro nel breve e medio periodo, a fronte di un complessivo maggior costo del rischio nell’orizzonte di lungo periodo fino al 2050 che ammonterebbe a oltre 40 miliardi di euro nello scenario meno auspicabile di una transizione ritardata. Tali ordini di grandezza possono rappresentare un primo riferimento per il mercato per una quantificazione prospettica di lungo termine degli impatti dei rischi climatici e ambientali, al fine di un progressivo adeguamento del sistema di previsione e monitoraggio, secondo una view forward-looking integrata dei rischi climatici e dei
Daniele Monzali
Partner EY Financial Services Risk Consulting
*Gli scenari più recenti rilasciati dal Network for Greening the Financial System (NGFS) sono quelli di novembre 2023.
L’impatto del rischio climatico sul costo del rischio di credito per le banche italiane