Press release
16 lug 2023  | Milano, IT

Analisi trimestrale EY sullo scenario macroeconomico con dati sul 2023 e previsioni per il 2024

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Crescita dell’1% nel 2023: i consumi tengono, sostegno anche da export e investimenti. Leggero rallentamento previsto nel 2024 (0,9%).

  • PIL in Italia: le previsioni di EY indicano una crescita dell’1% nel 2023, trainata anche dall’ottima performance dei consumi privati nel primo trimestre, e dello 0,9% nel 2024
  • Stimiamo un rallentamento a partire dal secondo trimestre del 2023: dal lato della domanda, i consumi e gli investimenti soffriranno l’aumento del costo del denaro; dal lato dell’offerta la produzione industriale, che ha subito un calo nel primo trimestre, individua dei segnali di debolezza che potranno pesare nel resto dell’anno
  • Tasso di inflazione in calo: si stima che nel Paese il tasso passerà dal 6,0% del 2023 al 2,7% del 2024, ancora non in linea con gli obiettivi di politica monetaria
  • Mercato del lavoro in miglioramento: il tasso di disoccupazione continuerà a ridursi nel 2023 e 2024, allontanandosi dai valori registrati nel 2020 e 2021, e scendendo sotto il livello dell’8%
  • Andamento demografico in Italia: in continuo calo il tasso di natalità, che negli ultimi venti anni è passato dal 9,4% nel 2002 al 6,7% nel 2022. Impressionante il dato sui NEET (21%), anche in confronto con il resto d’Europa (13% al 2022)
  • PIL Eurozona: è attesa una crescita dello 0,9% nel 2023 secondo la BCE (0,1 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto a marzo). L’inflazione rimane elevata, ma in discesa rispetto ai mesi precedenti
  • Crescita mondiale: è attesa rallentare nel 2023 al 2,8%, dopo il 3,4% registrato nel 2022, per poi accelerare a 3,0% nel 2024, valore ancora inferiore alla media 2000-19 (3,8%)

Milano, 6 luglio 2023. È ancora uno scenario di forte incertezza quello che stiamo vivendo, con un contesto macroeconomico globale soggetto a continue variabili geopolitiche, che hanno ulteriormente complicato la situazione internazionale e del nostro Paese. EY, grazie al suo modello proprietario, nell’EY Italian Macroeconomic Bulletin continua ad analizzare con cadenza trimestrale lo scenario macroeconomico globale, europeo e italiano.

Lo scenario economico italiano nel primo trimestre 2023: il PIL e i consumi

Nel primo trimestre del 2023 il PIL ha registrato una crescita dello 0,6% rispetto al trimestre precedente (crescita congiunturale) e dell’1,9% rispetto al primo trimestre del 2022 (crescita tendenziale)[1], riprende quindi la crescita, interrotta dal dato negativo dell’ultimo trimestre del 2022. Il dato del primo trimestre è stato molto più alto di quanto precedentemente atteso (il consenso degli operatori economici era di +0,2%, in termini annualizzati quasi un punto di PIL in meno del dato realizzato) e significativamente più alto di quanto registrato nel trimestre precedente (-0,1% congiunturale nel quarto trimestre del 2022). La crescita è stata principalmente trainata da una forte ripresa dei consumi delle famiglie, con un aumento del 3,4% tendenziale e 0,5% congiunturale, dopo i rispettivi 1,7% e -1,7% registrati nel quarto trimestre del 2022. A questo si lega una crescita congiunturale degli investimenti fissi (0,8%), ed una riduzione delle esportazioni (-1,4%) e delle importazioni (-1,0%), a rappresentazione di un commercio mondiale in forte rallentamento. Nonostante l’ultima accelerazione, i consumi delle famiglie rimangono ancora sotto i livelli registrati precedentemente alla crisi pandemica.

Gli scenari futuri in Italia per i prossimi trimestri del 2023 e per il 2024 su PIL, esportazioni, importazioni, consumi, mercato del lavoro e deficit pubblico

Dopo una crescita più pronunciata nel primo trimestre 2023 ci si attende una leggera contrazione nel secondo trimestre del 2023. La debolezza dell’economia nel trimestre è legata in parte ad una riduzione delle esportazioni, che sono attese crescere dello 0,6% contro l’1,1% delle precedenti previsioni, a causa del rallentamento del commercio mondiale, e ad una contestuale accelerazione delle importazioni (attese crescere dell’1,6% contro l’1,1% delle precedenti stime). L’aumento dei tassi di interesse, l’incertezza generale e una inflazione che continua ad aggredire i redditi reali si tradurranno inoltre in una debole crescita dei consumi privati, ma pur sempre in leggero miglioramento rispetto alle stime precedenti, grazie anche ad un mercato del lavoro che continuerà a mostrare segnali positivi. Il tasso di disoccupazione è previsto in riduzione nel 2023 e nel 2024, allontanandosi dai valori registrati nel 2020 e 2021 e scendendo sotto il livello dell’8%. In miglioramento anche le stime riguardanti l’inflazione, che si ridurrà nel 2023 per poi calare significativamente nel 2024, ma mostrando una certa persistenza nella componente core, ed ancora non in linea con gli obiettivi di politica monetaria se non nell’ultima parte del 2024.


EY Italian Macroeconomic Bulletin 2023 - Q2

Le previsioni di EY indicano per l'Italia una crescita del PIL dell’1,0% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024, mentre il tasso di inflazione passerà dal 6,0% del 2023 al 2,7% del 2024. Permane un elevato tasso di incertezza, considerando i segnali a volte contrastanti che giungono dai dati al momento disponibili, e sono legati sia al contesto internazionale, sia alla risposta di famiglie e imprese all’aumento dei tassi e ad un’inflazione ancora robusta sia, infine, all’implementazione del PNRR. Fanno da sottofondo gli ormai gravi problemi demografici, e lo spinoso tema dei NEET, che in Italia nel 2022 segna un dato impressionante (21%) in confronto con il resto d’Europa (13%)

Guardando, invece, al deficit pubblico è atteso al 4,4% nel 2023 e 3,5% nel 2024, e il debito pubblico proseguire la sua discesa dai picchi della crisi legata alla pandemia, scendendo verso il 141% del PIL nel 2023 e 140% nel 2024. Questo graduale rientro del debito è in parte anche legato alla crescita del livello dei prezzi, che si riflette in un più alto valore nominale del PIL e, di conseguenza, in un minore rapporto debito/PIL.

Andamento demografico: in calo il tasso di natalità, che nel 2022 ha raggiunto il nuovo record minimo, e fecondità in Italia

La demografia occupa un ruolo di primaria importanza nel definire l’andamento economico di un Paese. L’andamento demografico è principalmente caratterizzato da tendenze di lungo periodo, nonostante eventi di breve termine - quali la Brexit o la guerra tra Russia e Ucraina - possano influenzarne positivamente o negativamente l’andamento stesso. Uno dei principali canali attraverso il quale gli eventi sopra citati possono influenzare l’andamento demografico è attraverso una riduzione dei flussi migratori. Si pensi a questo proposito alla maggiore complessità dell’attività migratoria dovuta all’introduzione di nuove regole (Brexit) o ai maggiori flussi migratori dovuti alla guerra in Ucraina, che si riflettono in uno spostamento di famiglie ucraine verso paesi più sicuri e socialmente stabili. In riferimento alla pandemia, invece, questa ha comportato una riduzione delle aspettative di vita in Europa e nel resto del mondo.[1] In Italia l’aspettativa di vita segue una traiettoria in crescita dal 1985, con la sola eccezione significativa rappresentata dalla pandemia. Le attese di vita in Italia prima della pandemia (2019) erano di quasi 84 anni (circa 82 nel 2020 e 83 nel 2021) contro circa 82 in Eurozona e 81 nell’Unione Europea. A questo fenomeno si aggiunge inoltre un tasso di fecondità totale[2] in calo dal 2009-2010 in tutta Italia (1,25 al 2021 contro 1,44 negli anni 2009-2010 nella penisola), anche se con dinamiche differenti a seconda delle macro-regioni considerate. Il calo sempre maggiore del tasso di fecondità totale si lega a sua volta un saldo naturale (differenza tra numero di nascite e decessi) in calo in Italia, che negli ultimi anni ha segnato valori negativi crescenti (circa -310.000 il saldo naturale nel 2021 e -214.000 nel 2019, contro una media di -66.000 tra il 1999 ed il 2019).[3] In calo anche il tasso di natalità (ovvero rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente), che negli ultimi venti anni è passato da 9,4% nel 2002 al 6,7% nel 2022 (nuovo record minimo), con un picco tra il 2004 ed il 2008. Questa tendenza al ribasso ha interessato la penisola nel suo complesso, senza registrare particolari differenze tra le macro-regioni italiane. L’insieme di questi indicatori e di queste dinamiche (saldo naturale negativo, tasso di fecondità in calo, saldo migratorio positivo ma in calo negli ultimi anni) si riflettono in una riduzione della popolazione complessiva in Italia, che è attesa essere di circa 48 milioni di persone nel 2070, dopo aver raggiunto il picco di circa 61 milioni nel 2014.

Lo scenario globale: crescita e inflazione in leggero calo nel 2023, politica monetaria ancora restrittiva

La crescita mondiale è attesa rallentare leggermente nel 2023 al 2,8%, dopo il 3,4% registrato nel 2022, per poi accelerare nuovamente a 3,0% nel 2024, valore ancora inferiore alla media 2000-19 (3,8%). L’inflazione globale è attesa ridursi al 7,0% nel 2023, dall’8,7% registrato nel 2022. Il livello rimane molto più elevato rispetto alla media storica 2000-2019, vicino al 4%. Le attese di un’inflazione più contenuta riflettono il calo dei prezzi dell’energia, un alleggerimento delle pressioni sulle catene di fornitura e l’azione energica e coordinata delle banche centrali mondiali. La politica monetaria globale continua a rimanere generalmente restrittiva, con alcune eccezioni: da un lato la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ha mantenuto i tassi di interesse di riferimento di politica monetaria stabili nell’ultimo meeting del 14 giugno. Più espansiva la Banca Centrale Cinese (PBoC), che ha ridotto i propri tassi di interesse di riferimento. Queste dinamiche potrebbero anticipare dei cambiamenti nel breve-medio periodo della politica monetaria anche nell’Eurozona.

Lo scenario europeo: l’inflazione nell’Eurozona e in Italia rimane elevata, ma in discesa rispetto ai mesi precedenti

La politica monetaria ancora restrittiva della BCE sta influenzando la dinamica dei prezzi, in rallentamento (al 6,1% a maggio 2023 dal 7,0% ad aprile), ma anche l’attività economica, in rallentamento in particolare nel manufatturiero. La politica monetaria sta avendo anche un impatto sul credito bancario. Diversi indicatori mostrano come dall’inizio della stretta monetaria i prestiti bancari sono andati riducendosi, e come le intenzioni dei diversi attori (banche, famiglie e imprese) non siano in miglioramento nei prossimi mesi. Gli indicatori macroeconomici ad alta frequenza mostrano delle prospettive di rallentamento per il quadro europeo. L’indice PMI manifatturiero è in peggioramento per i principali paesi dell’Eurozona (Germania, Francia, Italia, Spagna), mostrando valori sotto la soglia di espansione. Dall’altra parte l’indice PMI relativo ai servizi rimane sopra la soglia di riferimento (ad eccezione della Francia), ma mostra un calo significativo negli ultimi mesi. La stretta monetaria contribuisce quindi ad un rallentamento dell’attività economica attraverso il canale creditizio nell’Eurozona, dove il PIL è atteso crescere dello 0,9% nel 2023 secondo le ultime previsioni della Banca Centrale Europea (0,8% invece le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, come mostrato all’inizio del documento), ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto dalla BCE a marzo 2023.[4] A pesare sulla revisione della previsione sono in particolar modo le prospettive relative ai consumi (che passano da una crescita prevista a marzo dello 0,7% per il 2023 ad una crescita dello 0,2%), in parte compensati da un contributo positivo maggiore della domanda estera e riduzione delle importazioni. La crescita delle esportazioni per il 2023 passa infatti da una previsione del 3,4% al 2,7%, mentre le importazioni passano da 3,0% a 1,4%, il che da un lato si traduce in un maggiore contributo positivo della domanda estera, e dall’altro mostra un commercio internazionale in rallentamento.

La crescita nelle maggiori economie dell’Eurozona

Analizzando i principali indicatori congiunturali, si nota come le maggiori economie europee continuino a sperimentare una situazione economica molto complessa. Nel primo trimestre del 2023, infatti, l’Eurozona ha registrato una crescita negativa rispetto al trimestre precedente, simile a quella registrata nel quarto trimestre del 2022 (-0,1%), entrando così in recessione tecnica. Leggermente migliore la situazione in Francia, con una timida crescita (+0,2%), mentre si registra una performance negativa per la Germania (-0,3%) che si aggiunge al dato negativo del quarto trimestre 2022 (-0,5%). Migliore invece il dato relativo all’Italia, con una crescita del PIL rispetto al trimestre precedente pari allo 0,6%. A frenare nell’Eurozona sono stati principalmente i consumi delle famiglie, con una contrazione del -0,3%. Consumi in contrazione in particolare per la Germania (-1,2%) e per la Spagna (-1,3%). Un’analisi di più ampio respiro mostra, inoltre, come in generale i livelli di PIL dei paesi dell’Eurozona non siano ancora tornati sui valori pre-pandemia.

[1] BMJ (2021), Effects of covid-19 pandemic on life expectancy and premature mortality in 2020: time series analysis in 37 countries, doi: https://doi.org/10.1136/bmj-2021-066768https://doi.org/10.1136/bmj-2021-066768.
[2] Il numero di figli che una donna metterebbe al mondo nel caso in cui, nel corso nella propria vita riproduttiva, fosse soggetta ai tassi specifici di fecondità (14-50 anni) dell’anno di osservazione. Per maggiori informazioni, fare riferimento al glossario ISTAT
[3] ISTAT, Statistiche report, 20 marzo 2023.
[4] ECB, Eurosystem staff macroeconomic projections for the euro area, giugno 2023, https://www.ecb.europa.eu/pub/projections/html/index.en.html.  ECB, Eurosystem staff macroeconomic projections for the euro area, giugno 2023, https://www.ecb.europa.eu/pub/projections/html/index.en.html.