Cambiamenti climatici: un'analisi di scenario
Lo studio del 2021 EY Global Climate Risk Disclosure Barometer analizza, su un campione di oltre 1.100 grandi aziende quotate in 42 paesi, il livello di maturità delle aziende in tema di cambiamenti climatici rispetto alle raccomandazioni della Task Force on Climate-Related Financial Disclosure (TCFD), framework di rendicontazione creato dal Financial Stability Board e sulla base di due criteri: copertura, ovvero il numero di raccomandazioni TCFD affrontate nelle informazioni rese pubbliche da un'azienda; qualità, ovvero il grado di soddisfazione dei requisiti delle singole raccomandazioni TCFD. Secondo i dati raccolti risulta che per le aziende italiane analizzate (quasi 40 quotate di 10 settori differenti) il livello di copertura medio delle raccomandazioni TCFD è del 63%, una percentuale inferiore rispetto alla media a livello mondiale (70% delle aziende) e del Nord-Europa (84%). Se si considera invece la qualità rispetto alle raccomandazioni TCFD, la percentuale per l'Italia è del 42%, in linea con il dato globale. A livello italiano i settori i più maturi, sopra la media 2020, risultano essere quello dell’ingegneria&costruzioni, dell'energia e il manufatturiero. Il 40% delle aziende italiane, inoltre, utilizza analisi di scenario, una percentuale in linea con il resto del mondo. Le analisi di scenario, avendo lo scopo di simulare e comprendere possibili evoluzioni, in questo caso rispetto all'andamento climatico, risultano strategiche nella valutazione del rischio e delle possibili opportunità, nello sviluppo della strategia e nelle scelte di investimento di un'azienda. Dalle analisi di scenario si possono quindi ricavare valutazioni qualitative e quantitative per aumentare la consapevolezza degli impatti del cambiamento sul business in modo da migliorarne il pensiero critico e l'approccio strategico. Infine, un dato che fa riflettere è che a livello globale solo il 15% delle aziende analizzate dallo studio di EY riporta nella propria rendicontazione finanziaria informazioni legate ai cambiamenti climatici. Una percentuale che potrebbe subire, a livello Europeo, una rapida crescita qualora venisse introdotto, nell’ambito del processo di revisione della Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria - che dal 2017 obbliga gli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni a fornire informazioni in merito ad aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG, Environmental, Social and Governance) - l’obbligo di rendicontazione dell’informativa di sostenibilità all’interno della relazione sulla gestione per tutte le aziende di grandi dimensioni.
Carbon neutrality: gli obiettivi delle aziende italiane
“La portata degli obiettivi di decarbonizzazione implica linguaggi e metodologie sempre più chiari e condivisi da tutti gli attori: investitori, legislatori, clienti e società civile. Una solidità metodologica incentrata su un approccio science-based, con standard e modelli di calcolo condivisi, ma anche su una precisa valutazione degli scenari di evoluzione del profilo emissivo, dei rischi e delle opportunità, così come delle trasformazioni tecnologiche, in primis quelle del comparto energetico”, dichiara Roberto Giacomelli. Dunque, pare indispensabile avere un punto di vista comune che sia da stimolo e incentivo ad agire, ciascuno per la propria parte, come sottolineano anche Pietro Bertazzi – Global Director, Policy Engagement & Public (External) Affairs, CDP – ex Carbon Disclosure Project: “Non possiamo guardare al clima senza una visione d’insieme, un approccio olistico. Per esempio a livello di emissioni in Italia il trend 2015-2020 ha visto una riduzione del 22%, un dato incoraggiante, ma che in proiezione al 2030 non sarà sufficiente a raggiungere l'obiettivo di contenere l'aumento delle temperature medie mondiali di 1,5°C stabilito dall'Accordi di Parigi. In definitiva ci sono ancora troppe grandi aziende che non si sono fissate obiettivi concreti, per questo importante un cambio di approccio, prima di tutto sulla supply chain”. L'importanza di includere l'intera value chain è sottolineata anche da Barbara Cominelli, CEO di JLL Italia: “Noi ci siamo posti obiettivi di net-zero entro il 2040, aderendo agli science best target e seguendo tre linee guide: riqualificazione energetica immobili, sourcing energia rinnovabile, circolarità degli edifici. Nel nostro piano c’è il coinvolgimento di tutta la nostra supply chain”. La sfida per la carbon neutrality ha uno dei suoi punti nevralgici nelle reti di distribuzione di fonti energetiche come gas e idrogeno, come dichiara Pier Lorenzo Dell’Orco, CEO Italgas Reti: “Come primo operatore di reti gas vogliamo essere protagonisti della transizione ecologica. L’ultimo nostro piano strategico prevede riduzioni severe di CO2 (-30%) e di consumi di energie primarie (-25%) entro il 2027. Inoltre, stiamo lavorando su due fronti principali: la lotta alle emissioni fuggitive grazie a tecnologie innovative che rilevano le dispersioni di gas e l'adeguamento delle nostre infrastrutture per essere idonee a trasferire nuovi gas, idrogeno in primis, un asset strategico per la decarbonizzazione. In questo senso fondamentale è passare alla digitalizzazione della filiera con introduzione di una rete remotizzata.” Sull'importanza di un approccio unitario e interdisciplinare insiste anche Riccardo Stefanelli, CEO Brunello Cucinelli: “Siamo impegnati per ridurre le emissioni di tutta la nostra value chain, potendo fare in modo di collaborare con le nostre aziende partner, ma ci vuole un approccio olistico globale. La nostra filosofia aziendale si fonda su un concetto di lavoro in armonia con il Creato, a favore per esempio della dignità sociale”.
Si ispira al principio “Lasciare il segno, non l'impronta”, citato dal CEO Stefano Venier, l'impegno del Gruppo Hera: “Per noi il 2030 è una tappa fondamentale rispetto a due asset fondamentali: economia circolare e carbon neutrality. I nostri obiettivi sono efficienza energetica e energie rinnovabili per tutte le nostre infrastrutture e impianti. Energie rinnovabili come il biometano, prima ancora dell’idrogeno, che attualmente ha ancora costi troppo elevati. Inoltre è fondamentale sensibilizzare i clienti su comportamenti virtuosi, in ottica di contenimento dei consumi di acqua, gas, energia elettrica, rifiuti. Un'attività che ci ha portato a raggiungere il 2-3% di riduzione complessiva”. “Funzionale al raggiungimento dei diversi obiettivi carbon neutrality, net-zero emission, riscaldamento globale, è il fatto di puntare ad aumentare la produzione di rinnovabili, specie con un considerevole sviluppo di impianti eolici offshore. Se nel 2019 abbiamo raggiunto il 19,7% di energia da fonti rinnovabili, nei prossimi 15 anni dovremmo raggiungere un ulteriore 20% per una transizione che arrivi a triplicare la disponibilità energetica. Una sfida ambiziosa, ma fattibile contando anche sulla forte determinazione dei nostri partner ”, afferma Toni Volpe, CEO Falck Renewables.