Nuove competenze: l'importanza delle soft skills
In un settore in grande trasformazione come quello del lavoro, per riuscire a trovare la propria collocazione ed esprimere al meglio il proprio potenziale, un ruolo sempre più importante è rappresentato da competenze sinora poco richieste, le cosidette soft skills (o competenze trasversali). Spirito di adattamento, capacità inventiva, problem solving, ascolto attivo, comprensione degli altri, per citarne alcune, rappresentano oggi la chiave per un cambiamento che corre veloce. "Velocità è la parola chiave per affontare la questione dello sviluppo delle competenze. In questo cambiamento diventa fondamentale a livello personale sviluppare le soft skills, che saranno sempre più richieste, specie in un quadro generale che vedrà le aziende sempre meno organizzate per rigide gerarchie e che lavoreranno sempre più su progetto", dichiara Stefano Scabbio, President Southern Europe di Manpower Group.
Il ruolo strategico della formazione
Per spiegare quanto sia profondo il cambiamento del mondo del lavoro, basti pensare che oltre la metà degli studenti di scuole elementari e medie di oggi, domani svolgeranno professioni che al momento sono sconosciute. Si tratterà di nuovi lavori diversi da quelli tradizionali basati molto di più su competenze digitali e sulle soft skills, oltre che su concetti come divestity e inclusion. "Per questo", afferma Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia, "il ruolo della formazione delle nuove generazioni diventa ora più che mai prioritario. In questo senso i fondi previsti nel PNRR rappresentano un'occasione imperdibile per occuparsi seriamente di formazione e competenze. Ma oltre ai sostegni economici, quello che sembra necessario è un cambiamento di approccio all'insegnamento fondamentalmente impostato su orientamento, anche grazie a nuove figure di riferimento diverse da quelle del passato, nuove tecnologie e inclusione. "Nel mondo dell'istruzione la tecnologia avrà un'importanza crescente, ma per poter essere efficace deve essere accessibile a tutti e integrare il ruolo dell'insegnante, non sostituirlo", afferma Mario Mariani, Amministratore Delegato di Pearson Italia. Un concetto, quest'ultimo, rimarcato anche dal pensiero di Giuseppe Laterza, Presidente della Casa Editrice Laterza: "Dietro a ogni tecnologia ci sono sempre l'uomo e il pensiero. Nella formazione non sono solo le competenze a essere importanti, ma anche le conoscenze. Per questo bisogna riscoprire il valore della cultura e delle relazioni. In definitiva per il nostro Paese e la sua mobilità sociale è necessario che si vada verso una ristrutturazione cognitiva e culturale".
Cosa stanno facendo le istituzioni?
Digitalizzazione della formazione, nuove competenze trasversali e nuovi linguaggi, che avranno sempre più un ruolo centrale nel futuro del lavoro, sono temi nell'agenda del Governo già da qualche anno, come sostiene Simona Montesarchio, Direttore Generale per gli interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l'istruzione e per l'innovazione digitale del Ministero dell'Istruzione: "In questo senso nel 2020 abbiamo assistito ad una decisa accelerazione, che di fatto rappresenta il primo passo di una profonda trasformazione verso la transizione digitale. In ottica di digitalizzazione della formazione, l'anno passato sono stati formati 618 mila docenti, mentre per il piano scuola digitale ingenti investimenti sono previsti dal PNRR." Insomma, le basi per accedere alla transizione digitale sono state poste, ma c'è ancora molto da fare.