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L'M&A come leva strategica per il life-science


Sta crescendo nel mondo l’attività di M&A nelle life sciences: gli investimenti del settore hanno infatti raggiunto i 191 miliardi di dollari a dicembre 2023, superando il totale del 2022 del 34%, il tutto spalmato su 118 operazioni, solo in lieve calo dalle 126 del 2022. E il trend è destinato a rafforzarsi, soprattutto come “conseguenza di un sempre maggiore coinvolgimento in M&A da parte dei principali attori del settore, cioè delle grandi multinazionali farmaceutiche, che puntano a colmare il loro gap in termini di ricavi e pipeline tramite acquisizioni di società con prodotti in fase avanzata o pre-commerciale”.

Lo ha spiegato  Daniela Gianni, partner, Strategy and Transactions, EY Italia, in occasione della quinta puntata di EY M&A Compass, l’approfondimento sul mercato M&A italiano sviluppato da EY insieme a BeBeez, che ha sottolineato: “Guardando avanti al 2024, possiamo prevedere con fiducia che il rimbalzo negli investimenti in M&A nel 2023 e i positivi risultati del primo trimestre 2024 sono solo l'inizio di un importante trend di M&A nel settore e l'investimento nell'innovazione una necessità strategica dei grandi operatori del mercato. La sfida, però, non sarà solo chiudere le giuste transazioni, ma avere l'esperienza per eseguirle con maestria ed estrarre il valore atteso per garantire la crescita futura”.

Tornando ai numeri, l’effervescenza del settore è dimostrata dal fatto che i grandi player del settore, quali Novo Nordisk, Merck, AstraZeneca, Amgen, AbbVie, Roche, GlaxoSmithKline, Eli Lilly, Sanofi, Novartis, Biogen e Bristol Myers Squibb, abbiano siglato almeno una transazione del valore di almeno un miliardo di dollari nel 2023 e che già nel primo trimestre 2024 si siano già registrate 10 operazioni sopra al miliardo di dollari. Non solo. In alcuni casi si è trattato di operazioni colossali. Per esempio, l’acquisizione da parte di Pfizer di Seagen per 43 miliardi di dollari. A tal proposito, va ricordato che l'operazione Seagen è stata la più grande acquisizione nel settore life science dopo l’acquisizione da parte di AbbVie di Allergan a settembre 2019 per 63 miliardi di dollari. E già nel primo trimestre 2024 si sono registrate 10 operazioni sopra al miliardo di dollari.

In Italia questa tendenza, però, ancora non si è vista. Secondo l’ultimo report di EY sull’M&A in Italia, infatti, il settore life science ha avuto un peso soltanto del 6% nel primo trimestre dell’anno sul totale delle 294 operazioni di M&A con protagoniste aziende italiane, mentre nel primo trimestre dello scorso anno il peso era stato leggermente più alto, cioè il 7% delle 285 operazioni complessive mappate allora (si vedano altro articolo di BeBeez e il report di EY). E, se si considera soltanto l’attività di M&A condotta da aziende italiane all’estero, il peso di questi deal è stato del 9% sul totale di 58 nei primi tre mesi del 2024, così come nel primo trimestre dello scorso anno il peso era stato sempre del 9%, ma su un totale di 71 operazioni, il che significa che in assoluto il numero dei deal su target esteri è diminuito.

Detto questo, difficile immaginare che il nostro paese possa non cavalcare l’onda e infatti, almeno sul fronte degli investitori di private equity, questa attenzione già si sta vedendo.  BeBeez Private Data l’anno scorso ha infatti mappato 29 operazioni di private equity, inclusi add-on, club deal e disinvestimenti, condotte su aziende italiane del settore su un totale di 552 operazioni complessive di private equity nel corso dell’anno, mentre tra gennaio e fine aprile 2024 ne ha mappate già 11 su un totale di 132.

Domanda. Ci fornisce qualche dato su chi sono i principali investitori in life sciences a livello globale?
Risposta. Senza dubbio gli investitori corporate hanno ripreso a dominare le classifiche delle operazioni di M&A nel settore nel 2023, con il 69% degli investimenti che sono stati condotti dalle grandi aziende farmaceutiche, rispetto al 38% del 2022. Il ritorno in azione degli operatori corporate in ambito M&A ha guidato l’aumento dimensionale medio delle transazioni (+77% in ambito biofarmaceutico nel 2023). E il primo trimestre 2024 ha confermato questo trend, con 29 transazioni, in linea con le 28 del primo trimestre 2023, così come confermato è l’interesse per il settore biofarmaceutico, il più attivo, con il 45% del volume delle transazioni.

D. Ma perché le big pharma stanno comprando così e tanto proprio ora?
R. Le grandi aziende farmaceutiche stanno utilizzando la leva dell’M&A per farsi trovare pronte rispetto a due grandi sfide secolari che si trova ad affrontare il settore. In primo luogo, quella delle riforme del sistema sanitario e in secondo luogo quella dei cambiamenti demografici. Sul primo punto, le società farmaceutiche si trovano ad affrontare politiche di pricing e market-access più rigorose in aree geografiche storicamente rilevanti, poiché i sistemi sanitari stanno attuando riforme per contenere la spesa sanitaria. Negli Stati Uniti, il governo ha annunciato i primi 10 prodotti soggetti a negoziazione nell'ambito dell'Inflation Reduction Act (IRA). Nell’Unione Europea, è in discussione una proposta di legge per ridurre il periodo di esclusività da 10 a 8 anni per i nuovi farmaci che non vengono lanciati in tutti e 27 gli Stati membri entro due anni dal loro primo lancio. In Germania, il governo sta affrontando il tema dei regolamenti nazionali farmaceutici (AMNOG 2.0) con ulteriori riforme per controllare i costi dei farmaci. In Italia, è in corso la tanto attesa riorganizzazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). In Giappone e in Cina, i governi stanno perseguendo iniziative simili per ridurre i prezzi dei farmaci. Queste iniziative diffuse in tutto il mondo portano l'industria farmaceutica di fronte all'incertezza e alla prospettiva di una significativa pressione sul suo modello di redditività. E poi, dicevo, c’è il tema della combinazione di popolazioni che invecchiano rapidamente e di tassi di natalità in diminuzione. Ad esempio, la Svizzera, prevede un aumento del 30% della spesa pubblica sanitaria entro il 2050, guidato principalmente dalle spese per l'assistenza a lungo termine. Corea del Sud e Cina (tra gli altri) stanno già affrontando le conseguenze economiche di avere un numero minore di adulti in età lavorativa che contribuiscano a finanziare i servizi sanitari per le loro crescenti popolazioni anziane. Questi cambiamenti sottolineano l'urgente necessità di investire nella prevenzione e nelle nuove modalità per ridurre i costi futuri delle malattie.

D. Quindi, vuole dire che, date queste sfide, le big pharma si stanno attrezzando per acquisire sul mercato competenze specifiche che serviranno ad affrontarle?
R. Assolutamente sì. Le faccio un esempio molto pratico. Entro il 2028, si stima che l'intero mercato globale del life science sarà cresciuto di circa 407 miliardi di dollari, raggiungendo 1,39 trilioni di dollari; e di questa crescita, 142 miliardi di dollari (35%) proverranno dall'oncologia. Le 10 aziende leader di mercato in oncologia detenevano il 77% del mercato nel 2022, ma a parità di portafoglio, a causa dei cosiddetti revenue e pipeline gap, le proiezioni evidenziano un calo nella loro rilevanza al 60% nel 2028. Questo trend indica che i prodotti che traineranno la crescita prevista non sono attualmente all’interno del portafoglio delle aziende leader e queste ultime hanno quindi un forte incentivo ad acquisire questi asset per mantenere la loro posizione di leadership. Nel contempo, altri nuovi entranti hanno forti incentivi a cercare di acquisire una quota di mercato in ambito oncologico. Il potenziale di crescita dell'oncologia come comparto si riflette quindi negli investimenti in M&A, che non a caso hanno fortemente privilegiato quest’area terapeutica. La concorrenza per gli asset oncologici ha determinato premi più alti per le aziende oncologiche, con una valorizzazione media di 11,9 volte i ricavi totali delle target.

D. In effetti, esempi di transazioni in questo ambito sono stati l’acquisizione di Fusion e di Gracell da parte di AstraZeneca (rispettivamente per 2 miliardi e per circa un miliardo di dollari). di Harpoon da parte di Merck (per 892 milioni di dollari), E sempre nel primo trimestre è stata annunciata la fusione tra AvroBio e Tectonic, con contemporanea raccolta di nuovi fondi. Cosa si aspetta per il resto dell’anno? Ci sono particolari sottosettori dove ritiene che vedremo più interesse?
R. Sicuramente mi aspetto che l’attività di M&A nel settore biofarmaceutico rimanga elevata per il resto del 2024. Dal lato delle target, le aziende biofarmaceutiche continueranno a cercare transazioni strategiche come mezzo per accedere a nuovi capitali e accelerare i programmi di sviluppo e, data la scarsa attrattività del mercato borsistico, le transazioni di vendita private rappresentano una valida alternativa che le grandi farmaceutiche sono ben inclini a cogliere. Sicuramente poi i trattamenti per i disturbi del sistema nervoso centrale (CNS) creeranno significative opportunità di crescita. Le nuove tecnologie in ambito tumorale produrranno infatti un corrispondente calo dei decessi a seguito di malattie oncologiche, ma corrispondentemente ci si attende invece un incremento nell’incidenza di malattie degenerative quali l’Alzheimer. Gli investimenti nelle terapie CNS continueranno e si espanderanno anche oltre gli anti-amiloidi, verso vaccini e terapie con cellule staminali. L'innovazione nel trattamento delle malattie cardiovascolari si espanderà poi in nuovi ambiti. Su questo fronte quattro tendenze emergeranno o accelereranno nel 2024: un uso migliore della salute digitale e dell'IA per la prevenzione e la cura primaria; il continuo utilizzo della medicina personalizzata per offrire trattamenti personalizzati; l'identificazione di nuovi target molecolari per i farmaci, come i livelli di Lp(a) per le CVD, per rilevare la malattia in modo più precoce. Le aziende farmaceutiche continueranno a spostarsi verso terapie personalizzate con cellule e geni. La medicina personalizzata, con più di 3.500 farmaci in sviluppo, rimarrà un punto focale per l'innovazione farmaceutica. Il progetto ambizioso della Germania di sfruttare il sequenziamento del genoma nell'assistenza sanitaria routinaria, l'ascesa dei vaccini mRNA e le terapie di ultima generazione che incorporano tecnologie CRISPR suggeriscono la direzione in cui si sta dirigendo il settore.

D. Dal punto di vista dell’advisor, quali sono gli aspetti particolari di cui va tenuto conto quando si strutturano operazioni di M&A nelle life sciences?
R. Innanzitutto la scelta della target: la chiave per il successo a lungo termine è investire in innovazioni che offrano benefici trasformativi per i pazienti. In secondo luogo, non vanno sottovalutati i costi e sovrastimate le sinergie: nell’ambito life science, il costo medio di integrazione è del 10,3% del fatturato della target, più alto rispetto a tutti gli altri settori principali. Per questo è particolarmente rilevante prestare cura e attenzione durante la due diligence agli aspetti regolatori, di conformità normativa, di qualità, nonché alla possibilità di consolidare le attività di R&S. Infine va prestata grande attenzione al programma di integrazione: l’alto tasso di crescita del settore non rende immuni dal rischio di distruzione di valore.

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    Le principali operazione M&A nel mondo life-science