Il profondo cambiamento introdotto dalla digitalizzazione ha portato alla cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, ultima in ordine cronologico rispetto alla prima rivoluzione di fine '700 legata all'introduzione della macchina a vapore, la seconda degli inizi '900 iniziata con la produzione di massa e la terza degli anni 1960-70 dovuta all'introduzione dei computer nelle fabbriche. Dunque, in ciascuna di queste rivoluzioni l'innovazione ha avuto un peso fondamentale. Nel contesto attuale il ruolo di acceleratore del cambiamento è ricoperto dalle tecnologie abilitanti, la cui applicazione integrata sta rapidamente trasformando il modo in cui viviamo e lavoriamo. In particolare, per le imprese le tecnologie abilitanti sono quelle che permettono una trasformazione radicale verso nuovi modelli di business, sviluppo di nuovi prodotti e servizi, ovvero che permettono di creare valore anche sotto l’aspetto della sostenibilità sociale e ambientale. Dunque, per continuare a essere competitive le aziende devono essere in grado di perseguire un profondo cambiamento, investendo in tecnologie e idee innovative, anticipando, ove possibile, le tendenze del mercato. La complessità e le implicazioni socioeconomiche della transizione digitale inducono a diverse riflessioni, una su tutte è il cosiddetto “Innovation dilemma”: l'innovazione tecnologica è il motore della trasformazione o le trasformazioni di business sono abilitate dalla tecnologia? Una risposta emerge dall' EY Transformation Realized Research 2022, un report su 1.700 aziende globali in 26 Paesi, secondo cui per una trasformazione di successo è necessaria una combinazone di diverse tecnologie con dati, elementi di leadership e sponsorship, competenze delle persone, cultura aziendale, ecosistema di partner. In particolare il report evidenzia che la probabilità di successo delle trasformazioni di business è di 2,6 volte superiore nelle aziende che fanno ampio ricorso alla combinazione di questi sei elementi: Tecnologie, indicate dal 25% degli interpellati, Processi 22%, Cultura aziendale 21%, Leadership 20%, Supporto al cambiamento 17%, Vision 12%.
Commenta Luca Grivet Foiaia, Technology Consulting Leader di EY Italia “Secondo una ricerca EY, il 50% dei CEO in Italia prevede di fare investimenti significativi sulle tecnologie abilitanti, segno che c’è un cambiamento culturale importante nel nostro Paese e che c’è volontà di andare seriamente nella direzione della digitalizzazione. Insieme alla volontà di investire, primo passo per abilitare veramente l’innovazione in Italia, per una trasformazione tecnologica di successo le imprese devono applicare una ricetta equilibrata che vede da un lato l’implementazione di un mix di tecnologie diverse e dall’altro l’affiancamento di persone con le giuste competenze. Componenti hard e soft insieme sono la chiave per il successo delle imprese”.
Tecnologie abilitanti, a che punto siamo?
Se la trasformazione digitale è ormai imprescindibile, l'Italia sta crescendo di più rispetto agli altri grandi Paesi occidentali. Dal rapporto EY emerge che il 50% delle aziende italiane intervistate prevede di fare investimenti significativi in tecnologie abilitanti, rispetto al 39% del resto del mondo. Un dato che sottolinea la chiara volontà di accelerare nella transizione digitale, ma anche un cambiamento culturale in atto nel nostro Paese. Per questo appare sempre più necessario avere un management privato, ma anche pubblico, con una forte attitudine all'innovazione, così come un sistema formativo che proponga nuovi percorsi di formazione finalizzati a sviluppare skills tecnologiche e imprenditoriali. Dunque, la chiave del cambiamento è indirizzarsi verso modelli di business che utilizzano le nuove tecnologie, specie Data&Analytics, Cloud, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, in maniera contemporanea e integrata. Ma quali sono le tecnologie su cui puntare maggiormente? Secondo il report EY Tech Horizon nel prossimo biennio gli investimenti saranno indirizzati principalmente verso Data&Analytics 53%, Cloud 49%, IoT 42%, AI e Machine Learning 35%, investimenti minori sono previsti per altre tecnologie come Blockchain, Digital Twin, realtà virtuale. Il ruolo principale sarà quello dei Big Data, grazie all'ampia possibilità di applicazione di questa tecnologia che in sintesi riguarda la possibilità di acquisire rapidamente un'ampia quantità e varietà di informazioni. Di fatto quella dei dati è una rivoluzione trasversale che apporta grandi benefici in ambiti diversi. Nel settore produttivo, permette di migliorare la produttività grazie alla possibilità di prendere decisioni mirate e più rapide, ridurre gli sprechi, efficientare i consumi energetici. Ma i benefici riguardano diversi settori. In ambito salute, ad esempio, i Big Data, facilitano diagnosi più approfondite. Per non parlare di applicazioni nella gestione delle smart city, ad esempio per regolamentare i flussi di traffico. Avere a disposizione grandi quantitativi di dati rappresenta una ricchezza a condizione che vengano opportunamente utilizzati. Qui entra in gioco un'altra tecnologia abilitante, il Cloud, uno strumento che permette di archiviare, elaborare e trasmettere i dati direttamente attraverso la Rete, riducendo in tal modo i costi per le infrastrutture digitali dell'azienda. Un’altra tecnologia che attrae l’attenzione e gli investimenti delle imprese è Internet of Things, che permette di connettere, far dialogare tra loro e con noi gli oggetti fisici, potendoli gestire da remoto in modo efficiente, con importanti vantaggi. Si pensi ai processi industriali con i macchinari interconnessi che possono comunicare eventuali difetti durante il ciclo produttivo, permettendo di intervenire in tempo reale.
Guidare il cambiamento: casi pratici di successo
La storia recente riporta diversi casi di grandi brand passati dal successo al fallimento perché rimasti indietro rispetto all'innovazione e al cambiamento. Al tempo stesso sono diversi gli esempi di aziende che si sono trasformate grazie all'utilizzo congiunto di tecnologie abilitanti che spesso hanno migliorato la customer experience. Grazie alla tecnologia IoT, ad esempio, General Electric ha messo a punto un'infrastruttura intelligente per l'energia che permette ai propri clienti di monitorare e gestire i consumi. Nike, sfruttando le potenzialità dell'Intelligenza Artificiale e la realtà aumentata ha creato una coinvolgente esperienza di shopping personalizzata. Nestlé ha utilizzato l'analisi dei dati per migliorare l'efficienza della produzione e la catena di approvigionamento. Infine, c'è chi come PepsiCo ha investito in startup tecnologiche per sviluppare nuovi prodotti e modelli di business. A parte i casi specifici, non si può individuare una tipologia universale di azienda che crea innovazione. Per poter essere alla guida del cambiamento appare necessario saper integrare tecnologia e persone, senza dimenticare alcuni elementi strategici come la creazione di un ecosistema di partner, il rinnovamento delle competenze, l'attenzione ai rischi della cybersecurity. In particolare, la creazione di ecosistemi e partnership di valore sono ritenute fondamentali per il successo della propria azienda da quasi tre quarti degli imprenditori intervistati (71%) che in tal modo possono accedere a strumenti tecnologici e professionalità in grado di incontrare le necessità introdotte dalla trasformazione abilitata dalla tecnologia. A tale proposito le partnership possono rendere la supply chain più resiliente nei confronti delle interruzioni e dei rallentamenti che si sono verificati spesso negli ultimi tre anni tra pandemia e conflitto in Ucraina.
Cybersecurity, un tema sentito specie in Italia
La pervasività delle nuove tecnologie digitali, specie Cloud e IoT, fanno emergere la necessità di aumentare i livelli di cybersicurezza, infatti con l’aumento di interconnessione e scambio di dati cresce anche il rischio di violazione della privacy e uso improprio di dati e informazioni. Una questione particolarmente sentita dagli intervistati italiani che sottolineano questo aspetto come irrinunciabile per evitare di esporre le aziende a nuovi rischi. In effetti, gli attacchi informatici negli ultimi anni si sono moltiplicati, specie nel nostro Paese, +168% dal 2018 al 2022, con un'impennata particolarmente significativa rispetto al 2021 quando tale percentuale era pari al 45,8%, mentre a livello globale sono cresciuti solo del 21,5%. In definitiva la cybersicurezza è una questione che coinvolge tutti, dalla sfera personale al globale, per questo è necessario sviluppare una cultura digitale diffusa, a cominciare dai giovanissimi, in modo da formare adeguatamente coloro che saranno i cittadini e gli imprenditori digitali di domani.