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Una visione di lungo periodo per il futuro: la sostenibilità vista con lo sguardo degli studenti dell’Università Ca’ Foscari

A Venezia la seconda tappa di RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY. Al centro del confronto tra Massimo Antonelli e le ragazze e i ragazzi di Ca’ Foscari la sostenibilità in tutte le sue sfaccettature e le azioni concrete per promuovere uno sviluppo sostenibile

Uno sguardo consapevole sul futuro per una collaborazione tra istituzioni, aziende e cittadini finalizzata alla costruzione di uno sviluppo sostenibile, che tenga conto degli aspetti sociali, economici e ambientali. Un approccio alla sostenibilità di lungo periodo che deve andare al di là della miopia dei bisogni immediati. Si è tenuta a Venezia, lo scorso 21 febbraio, la seconda tappa di RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY, in cui Massimo Antonelli, CEO di EY Italia e COO della region Europe West, si è confrontato con le studentesse e gli studenti dell’Università Ca’ Foscari sul tema della sostenibilità. Grazie agli stimoli del paper realizzato da EY in collaborazione con Linkiesta e alla moderazione degli autori di Will, il confronto si è focalizzato sulle molteplici declinazioni della sostenibilità, sulle azioni concrete per contribuire a un futuro più sostenibile e sul ruolo che possono avere cittadini, aziende e istituzioni.

Cosa possono fare le aziende per essere sostenibili dal punto di vista sociale e quanto conta la sostenibilità sul luogo di lavoro per la Gen Z
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Dopo l’introduzione che si è focalizzata sull’impegno di EY per supportare le imprese nella trasformazione, Massimo Antonelli ha analizzato il concetto di sostenibilità, secondo le sue tre dimensioni – ambientale, sociale ed economica –, ma anche secondo tre prospettive: quella del consumatore, del cittadino e del lavoratore. Poi, rivolgendosi agli studenti, ha chiesto a cosa sarebbero disposti a rinunciare in nome della sostenibilità, lanciando una provocazione: «sacrifichereste un ottimo ruolo professionale rifiutandovi di lavorare per un’azienda che non ritenete sostenibile?». «Premetto che misurare la sostenibilità di un’azienda è complesso – ha risposto Alessandro –, io valuterei la sostenibilità ambientale ma anche sociale, in particolare la cultura aziendale. Scarterei un’azienda che non tratta con rispetto le proprie persone e non crea un ambiente sostenibile a 360 gradi». Un clima poco sereno, alimentato da persone concentrate esclusivamente sulle proprie individualità non sarebbe sostenibile e quindi inaccettabile. Una visione condivisa anche da Donatella, secondo la quale, le aziende, per essere sostenibili, devono garantire un corretto bilanciamento tra vita privata e lavoro, oltre che un ambiente lavorativo sano. Personalmente – ha concluso – sul lungo periodo rinuncerei anche a un’azienda importante, «se non dovesse essere sostenibile. In certi momenti della vita ci si potrebbe anche sacrificare per il lavoro, ma sul lungo periodo occorre dare il giusto spazio all’attività lavorativa».

Una visione consapevole di lungo periodo sul futuro: cos’è la sostenibilità per la Gen Z?
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Dopo uno sguardo sul mondo del lavoro, la discussione si è spostata sul concetto di sostenibilità e sul suo significato. Per Simone la sostenibilità non è solo ambiente ma è una filosofia di vita del lungo termine: «una visione che guarda al lungo periodo, che supera la miopia dell’oggi fatta di scelte quotidiane poco consapevoli, legate al soddisfacimento di bisogni immediati». Dunque, una modalità per guardare al domani misurando i propri impatti. Un approccio, questo, necessario, perché in passato il motore socio-economico è stato portato fuori giri, a causa di una cultura eccessivamente consumistica che, invece, andrebbe temprata grazie a una maggior consapevolezza. Consapevolezza, sguardo al lungo termine e visione proiettata al futuro sono, secondo Antonelli, componenti decisive per assicurare una crescita sostenibile. Quella per cui lavorano ogni giorno le persone di EY.

La sostenibilità non è solo ambiente ma è una filosofia di vita del lungo termine: una visione che guarda al lungo periodo, che supera la miopia dell’oggi fatta di scelte quotidiane poco consapevoli, legate al soddisfacimento di bisogni immediati.. Una modalità per guardare al domani misurando i propri impatti

Cittadini e consumatori informati possono essere il motore del cambiamento sostenibile

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Si apre con una domanda di Massimo Antonelli il focus sul cambiamento sostenibile: «Chi ha – chiede il CEO di EY – la responsabilità della sostenibilità: sono le aziende, i consumatori oppure i cittadini?». Secondo Simone la responsabilità, a differenza del passato, è dei cittadini e dei consumatori che possono essere il motore del cambiamento. I consumatori, tramite le loro scelte, sono in grado di influenzare le aziende e le loro strategie. Un cambio di stile di vita, del resto, ha il potere di innescare un cambio di strategia delle aziende che devono aderire alle esigenze e alle richieste di chi consuma. Per abilitare il cambiamento occorre quindi adottare stili di vita consapevoli, evitando abitudini di consumo che vadano oltre le reali necessità. Ma non basta perché servono consapevolezza e informazione.Una visione su cui concorda anche Martina, secondo la quale occorre «insegnare, fin dalle scuole primarie, le basi della sostenibilità». Questo per attivare una contaminazione che coinvolga anche gli adulti, che non sempre sono vicini a questi temi. Serve, dunque, una collaborazione intergenerazionale facilitata dalle istituzioni e realizzata dai cittadini informati. Le istituzioni, secondo Davide, sono infatti un attore decisivo perché possono promuovere il cambiamento sostenibile grazie a specifiche policy.

Cosa fare, in concreto, per la sostenibilità: il ruolo di aziende e istituzioni e le sinergie necessarie 

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«E dunque, domanda Antonelli, cosa fareste in concreto per promuovere la sostenibilità: cosa fareste se aveste la possibilità di decidere?». Davide propone di sviluppare una rete di infrastrutture per ridurre l’uso dell’auto. Quindi piste ciclabili e reti di trasporto pubblico locale che però «devono essere accessibili e comode per tutti. Come avviene nel nord Europa, dove è facile muoversi con ogni mezzo e non si è costretti a utilizzare l’automobile». Serve una consapevolezza diversa – aggiunge Giovanni – così da poter influenzare le istituzioni ma anche le aziende. E per farlo occorre costruire una comunicazione efficace, ma soprattutto una sinergia tra aziende, istituzioni, consumatori e lavoratori, anche alla luce di un mondo sempre più interconnesso e globalizzato. Una riflessione apprezzata da Antonelli, che sottolinea l’importanza di agire in modo collettivo e non singolarmente. La consapevolezza, a conti fatti, è fondamentale per attivare un cambiamento vero. «E, ancor più nello specifico, cosa possono fare le aziende?» chiede il CEO di EY. Per qualcuno occorre spiegare le normative europee in ambito DNF (Dichiarazione Non Finanziaria) per far sì che le aziende possano rendicontare al meglio il proprio impatto. In questo processo le società di consulenza come EY possono essere un abilitatore formidabile «per sensibilizzare e fare formazione». Soprattutto per le PMI che costituiscono la spina dorsale del Paese. Gli investimenti in sostenibilità, conclude, «sono fondamentali per lo sviluppo di lungo periodo e hanno dei ritorni nel futuro».

Occorre spiegare le normative europee in ambito DNF (Dichiarazione Non Finanziaria) per far sì che le aziende possano rendicontare al meglio il proprio impatto. In questo processo le società di consulenza come EY possono essere un abilitatore formidabile per sensibilizzare e fare formazione. Soprattutto per le PMI che costituiscono la spina dorsale del Paese. Gli investimenti in sostenibilità sono fondamentali per lo sviluppo di lungo periodo e hanno dei ritorni nel futuro.

Il ruolo di EY nella trasformazione sostenibile delle imprese

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Per raccontare il ruolo trasformativo di EY nell’ambito della sostenibilità interviene Riccardo Giovannini, Sustainability leader EY Italia. Giovannini conferma la complessità delle nuove normative e spiega che dovrebbero definire un perimetro per rendicontazioni con obiettivi sempre più sfidanti e orientati a ridurre gli impatti delle aziende. Un approccio, questo, condiviso dal team di sostenibilità di EY che si impegna quotidianamente per «accompagnare le aziende nella loro trasformazione sostenibile finalizzata a renderle meno impattanti e al contempo più competitive». Non a caso, prosegue Antonelli, le aziende stanno integrando sempre più la sostenibilità all’interno delle loro strategie, segno che quest’ultima è anche un fattore di competitività. In questo contesto EY si è impegnata a ridurre le proprie emissioni: sarà net zero entro il 2025, è plastic free e acquista l’energia da fonti rinnovabili per i propri building. Inoltre, è molto attenta alle tematiche DE&I, come testimonia l’azzeramento del gender pay gap e anche la parità di genere nelle promozioni. Infine, l’azienda si impegna per distribuire il valore che crea, attraverso il programma EY ripples che ha l’obiettivo di restituire all’esterno parte del valore creato dall’azienda.  

Consapevolezza, accessibilità e costi: le tante sfaccettature della sostenibilità

Students are reading books

Dopo l’impegno di EY per la sostenibilità, il confronto si concentra sul ruolo dei consumatori che, secondo alcuni, possono essere protagonisti a patto che si facciano sentire con le loro scelte. Anche se sono soprattutto le aziende che devono promuovere la sostenibilità, viste le competenze tecniche che possiedono e che non sono sempre accessibili ai consumatori. Basti pensare alle emissioni del digitale che spesso vengono sottovalutate e che in realtà hanno un impatto elevato. Per questo servirebbe una maggior sensibilizzazione e che i cittadini siano consapevoli delle emissioni dei servizi digitali.
Le città
, secondo Simone, possono giocare un ruolo chiave nella sostenibilità. Soprattutto se si procede con una decentralizzazione «per evitare il sovraffollamento dei grandi centri urbani che spesso causa un elevato impatto sociale, economico ed ambientale». Inoltre, per evitare l’emigrazione dei giovani dalle città, aggiunge Davide, si potrebbe lavorare per contribuire anche al ritorno delle produzioni dall’estero in un’ottica di reshoring, finalizzata anche a garantire maggior opportunità lungo tutto il Paese. In conclusione, viene sottolineato che la «sostenibilità non è accessibile a tutti, perché c’è una fetta di popolazione che, per ragioni di costi, è costretta a rifornirsi in luoghi che spesso vendono prodotti che costano poco ma che sono fatti in modo insostenibile». Occorre quindi fare delle scelte consapevoli, aggiunge Riccardo Giovannini, fondate sulla conoscenza e poi agire, anche individualmente, per lasciare il segno.


Prossimo appuntamento al Politecnico di Milano per un dialogo sull’imprenditorialità e le nuove frontiere dell’innovazione

Antonelli conclude il confronto ringraziando l’Università Ca’ Foscari, il posto ideale per affrontare il tema della sostenibilità e le studentesse e gli studenti per la loro «consapevolezza, la loro preparazione ma anche per il senso di responsabilità» che sono un ottimo segnale per il futuro. E di futuro si parlerà anche al Politecnico di Milano, il prossimo 27 febbraio con la tappa dedicata all’Imprenditorialità e alle nuove frontiere dell’Innovazione.


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