Rigenerazioni napoli

Fare senza paura di sbagliare: l’ottimismo e il futuro secondo la prospettiva della Gen Z napoletana

La voglia di restare (o tornare) per rendere il Sud più attrattivo e poi tanta energia. RiGenerazioni ha fatto tappa all’Università Federico II di Napoli per un confronto sull’attrattività e il futuro 

Il coraggio di fare senza paura di sbagliare, l’energia per cambiare le cose e rendere il proprio territorio più attrattivo e poi l’opportunità di andare all’estero per far crescere la propria città, una volta tornati. Quella delle studentesse e degli studenti dell’Università Federico II di Napoli, dove lo scorso 18 marzo si è svolta la quinta tappa di RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY, è una visione ottimista del futuro. Un futuro che può essere ri-disegnato grazie all’impegno e alla voglia di sperimentare, mettendosi in gioco. Moderato dagli autori di Will media, Clara Morelli e Carlo Notarpietro, e facilitato da un paper a cura di EY con il supporto del Linkiesta, il dialogo tra Massimo Antonelli, CEO di EY Italy e COO della region Europe West, e i giovani è stato ricco di prospettive e punti di vista sul mondo del lavoro e sull’attrattività del territorio.

Attrattività, una priorità per EY
Host giving speech in event

Dopo la brillante introduzione del Professor Alessandro Cirillo, che ha portato i saluti del rettore dell’Università Federico II, Massimo Antonelli ha raccontato il ruolo di EY: un network internazionale che conta quasi 400mila persone a livello globale e 9.000 in Italia e che aiuta le aziende a trasformarsi per far fronte al cambiamento continuo legato ai nuovi megatrend globali. Questa visione trasformativa ha coinvolto l’azienda stessa e «ha portato EY Italia a crescere del 50% negli ultimi tre anni, grazie a un cambio di paradigma culturale incentrato sulla valorizzazione delle persone, il wellbeing e l’integrazione delle competenze che ha contribuito al miglioramento della performance». In questo contesto, ha proseguito, «ci siamo focalizzati sulla Gen Z sia perché abbiamo assunto moltissimi giovani, sia perché l’età media dell’azienda è di circa 30 anni e abbiamo scelto convintamente di ascoltarli. E così è nato RiGenerazioni, con l’obiettivo di parlare di futuro con chi è il futuro: la Generazione Z». Dopo quattro tappe su competenze, sostenibilità, imprenditorialità e leadership, il confronto si è focalizzato sull’attrattività. Più nello specifico, sulle caratteristiche che dovrebbe avere il lavoro ideale, sugli ostacoli che impediscono di entrare in questo mondo e anche sul rapporto tra i giovani e la propria città in un contesto segnato dalla voglia di lavorare all’estero e quella di migliorare il proprio territorio.

Wellbeing, crescita ed equilibrio: le priorità della Gen Z in ambito lavorativo
A person from audience asking a question

«Cosa vi attrae del mondo del lavoro? Come sarebbe il vostro lavoro ideale? Quali sono le vostre priorità?» Con questa domanda Massimo Antonelli ha aperto la discussione. Per Rossella sarebbe importante lavorare in un ambiente stimolante per dare il meglio di sé, imparare dai propri errori per migliorarsi. Per Simone, invece, «la Gen Z desidera fare esperienze e viaggiare». E per questo, sottolinea, è fondamentale «l’importanza dell’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Focalizzarci troppo sul lavoro distoglie l’attenzione dai viaggi oggi e, domani, dalla famiglia». Occorre dunque «il worklife balance che per me è più importante dello stipendio». Un intervento che colpisce Antonelli, per il quale le priorità un tempo erano altre: «in primis, come ho visto nella mia esperienza, desiderio di riscatto sociale e crescita professionale ed economica fatta anche di duri sacrifici».
Oggi assistiamo, invece, a profondi cambiamenti, come conferma l’aula che ritiene importante l’equilibrio vita-lavoro. Anche per Mattia la vita privata è importante e per questo vorrebbe evitare i rischi legati a un eccesso di stress. Cosa che lo spinge a chiedere ad Antonelli le strategie adottate da EY in questo ambito. Ringraziando per la domanda, l’AD spiega come il wellbeing sia diventato un fattore cruciale sia per le persone sia per la produttività. Di fatto, dove si sta meglio, si lavora anche meglio: «fare star meglio le persone significa farle lavorare meglio, grazie al benessere e alla serenità. Per questo, EY si sta impegnando in un cambio di paradigma fondato su attività concrete rivolte a tutta la popolazione aziendale, a partire dai partner». Un cambiamento che, unito alla crescente integrazione tra le competenze dei professionisti delle singole linee di business, negli ultimi anni, ha portato a un’enorme crescita del fatturato. Questo approccio ha anche ridotto il turn over, permettendo di valorizzare a pieno le tante attività di formazione offerte alle persone della firm.
Per Federica, infine è fondamentale la salute mentale e di conseguenza è importante costruire un equilibrio tra lavoro e vita privata e darsi degli obiettivi di breve e lungo periodo, trovando anche degli stimoli per fare meglio. «Vorrei evitare, sottolinea, le frustrazioni che hanno provato le generazioni precedenti e mi piacerebbe non avere l’ansia del domani».

La Gen Z desidera fare esperienze e viaggiare. E per questo è di fondamentale importanza l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Focalizzarci troppo sul lavoro distoglie l’attenzione dai viaggi oggi e, domani, dalla famiglia [....] Vorrei evitare le frustrazioni che hanno provato le generazioni precedenti e mi piacerebbe non avere l’ansia del domani

Il coraggio di fare senza paura di sbagliare 

A person from audience asking a question

Ascoltati i numerosi interventi dedicati al work-life balance, Antonelli invita la platea a riflettere sulla competitività, anche alla luce delle sfide che presenta un mondo del lavoro sempre più complesso in cui non sembra semplice conciliare competizione ed equilibrio vita-lavoro. Per Marco, la via migliore è «aprire una propria attività, facendo gruppo con i propri colleghi dell’università». Per un altro ragazzo occorre vivere delle esperienze lavorative anche negli anni universitari a cui vanno affiancate attività legate al benessere (palestra, campi sportivi) come accade in un paese come la Svezia e come, in futuro, dovrebbe accadere in Italia. Grazie a un dialogo più stretto tra università e mondo del lavoro è dunque possibile affrontare la competizione post-formazione. Un obiettivo condiviso anche da Antonelli che ricorda l’impegno di EY per costruire ponti tra mondo della formazione e mondo del lavoro. Mondi che, stando agli studenti sono ancora distanti, anche alla luce di diversi ostacoli. Ad esempio, Benito dice di non sentirsi né pronto né qualificato, perché ritiene «che formazione e professionalizzazione non siano facilmente coniugabili». Cosa fare dunque?
Per Antonelli occorre fare esperienze extracurriculari negli anni dell’università come emerso nella tappa di Rigenerazioni a Bari. Occorre trovare un equilibrio e fare delle scelte per riuscire a vivere le giuste esperienze. «Sono curioso, aggiunge, di sapere come state vivendo questa fase». Alessia spiega che sta cercando di fare esperienze esterne, organizzando il proprio tempo, conciliando tutte le sue attività. «Sento, dice, di avere le capacità di farlo. Mi butto, e ci provo anche se sbaglio». Una risposta che piace molto all’AD di EY, secondo il quale occorre sapersi mettere in gioco, sfruttando le opportunità e saper imparare dagli errori. Secondo Federica che sta facendo un corso in hospitality management, l’università semplifica la vita «perché aiuta a conciliare la fase teorica e quella lavorativa. La divisione tra un semestre in aula e un periodo di stage è fondamentale. L’università, conclude può aiutare a semplificare e organizzare il percorso dei giovani coniugando formazione ed esperienze lavorative».
Anche Miriam racconta di volersi mettere in gioco e buttarsi per affrontare il futuro. Spiega che in passato temeva di sbagliare. Oggi ha cambiato idea perché ritiene che sia importante provare a buttarsi, magari sbagliare, e poi sapersi rialzare facendo tesoro della lezione per non cadere in futuro. Un tema che piace molto ad Antonelli che ritiene importante saper rischiare, sperimentare, talvolta sbagliare, e rialzarsi creando innovazione e anche migliorarsi. Un processo fondamentale per trasformare le aziende. 

Sto cercando di fare esperienze esterne, organizzando il mio tempo, conciliando tutte le mie attività. Sento di avere le capacità di farlo. Mi butto, e ci provo anche se sbaglio. […] In passato temevo di sbagliare. Oggi ho cambiato idea perché penso che sia importante provare a buttarsi, magari sbagliare, e poi sapersi rialzare facendo tesoro della lezione per non cadere in futuro […].

L’estero come opportunità: la ricetta dell’attrattività secondo la Gen Z della Federico II 

A person from audience asking a question

 «Cosa farà di voi una persona di successo nel mondo del lavoro, oltre le competenze?». Con questa domanda Antonelli apre una nuova prospettiva di dialogo. Per Federica che si è appena laureata, l’empatia è il fattore cruciale che eleva i leader e aiuta anche a comprendere gli altri, soprattutto nella società della stanchezza che risente del mancato equilibrio vita-lavoro del passato. Anche per Michele «l’empatia è la caratteristica decisiva per diventare manager, perché per eccellere non basta solo una grande base di competenze». Lavorare con i giovani, aggiunge, significa anche dare fiducia, avere pazienza e sapersi porre nel modo più consono. Una visione su cui concorda Antonelli, che, spostando il focus, sottolinea l’impegno di EY per il Sud Italia e Napoli, la cui sede vedrà oltre 100 assunzioni nei prossimi mesi. Anche per questo chiede alla platea quali sono le principali difficoltà incontrate in questo contesto e se qualcuno pensa di trasferirsi per poi, magari, tornare. Mattia, ad esempio, spiega che vorrebbe occuparsi di M&A strategy e che quindi dovrà trasferirsi a Milano. «Un compromesso necessario: da fare ora, perché scelgo di perdere qualcosa nel breve per ottenere qualcosa di più grande in futuro». Chiara, invece, non vorrebbe andare via da Napoli, ci resterebbe per sempre, sebbene le aziende non investano e la città viva una condizione non semplice. Anche se, rilancia, «i ragazzi di Napoli hanno più passione e basterebbe stimolarli per creare diverse opportunità». Un approccio condiviso anche da Eugenio Amodio, partner di EY responsabile della sede di Napoli, che, a margine dell’evento, riconosce che i giovani della città hanno molte capacità perché sono capaci di trovare soluzioni innovative e anche di discernere, sapendo fare i giusti compromessi. «E anche per questo motivo EY sta investendo convintamente su Napoli, come emerge dai dati sul fatturato (raddoppiato) e sulle assunzioni (100 nei prossimi mesi). Un motivo in più, conclude, per rimanere e realizzarsi a Napoli». Anche per Sara, Napoli ha un altissimo potenziale, malgrado le non poche difficoltà che circondano il territorio.

Sì, un cambiamento è possibile 

Polling for the question asked by host

Una visione che colpisce Antonelli che però, sprona la platea a liberare le proprie energie, realizzando il cambiamento che desiderano. Un cambiamento che, aggiunge, «state già mettendo in pratica con il vostro impegno e la vostra passione. Che potrà anche realizzarsi in attività di volontariato e nel campo sociale come accade in EY, con le attività della fondazione dove 1800 persone sono state coinvolte in varie iniziative di utilità sociale». Come Upshift, il progetto lanciato a inizio marzo in collaborazione con UNICEF e Junior Achievement Italia finalizzato a sviluppare un approccio strutturato per favorire le transizioni tra scuola e lavoro, facilitando l'ingresso dei giovani nel mondo lavorativo. Tornando al tema della mobilità, Rossella ritiene necessario emigrare perché ritiene che Napoli e il Sud siano avari di opportunità. Per questo vorrebbe fare un’esperienza all’estero per poi portare le competenze acquisite a Napoli, rendendola più attrattiva. Una visione su cui concorda un’altra studentessa, che ritiene ingiusto formare capitale umano poi costretto a emigrare. Compito delle aziende, viene aggiunto, è anche quello di investire in ambito sociale per favorire e accrescere l’inclusione. 


Attrattività e internazionalizzazione: cosa sta facendo EY per il futuro

Bundle of EY pamphlets

Per noi replica Antonelli, «l’attrattività e l’internazionalizzazione sono due temi cruciali. E ci impegniamo concretamente per dare la possibilità di lavorare all’estero con programmi ad hoc (mobility for you), incentivando qualsiasi esperienza utile ad acquisire un mindset globale». Inoltre, come EY Italia, «stiamo investendo al Sud, come conferma la crescita della sede di Bari che, con 750 persone, è diventata il terzo polo in Italia. Il nostro impegno è quello di permettere a voi di rimanere a lavorare nei vostri territori, facendoli crescere». Un quadro che interessa un ragazzo che chiede come sia meglio interfacciarsi con l’azienda in vista di un colloquio. Il CEO di EY, dopo aver ricordato l’importanza delle competenze verticali, sottolinea il valore delle soft skills: la capacità di lavorare in team, le capacità relazionali e poi il pensiero trasversale, utile per innovare e superare lo status quo. D’altronde, spiega, serve avere la voglia di buttarsi, sperimentare e divertirsi.
«Oggi, afferma il CEO prima di chiudere l’incontro, avete dimostrato che avete voglia di cambiare e che volete ri-disegnare il futuro, in linea con lo spirito di RiGenerazioni e questo mi ha fatto davvero piacere. Il mio invito è quello di vivere a pieno questa fase della vostra vita, sperimentando, facendo esperienza senza la paura di sbagliare perché ne va del vostro futuro». In questa fase, chiosa, «dovete mettervi in gioco e fare le scelte che vi porteranno al successo nel futuro. Vi ringrazio per questo incontro speciale». 

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