Per valorizzare il Made in Italy del futuro abbiamo bisogno di innovazione oggi

Maggiore disponibilità di Venture Capital, sponsorship istituzionale, sinergia con le università, coinvolgimento delle grandi aziende e valorizzazione del talento sono gli elementi centrali per accrescere competitività e creare valore a lungo termine.

Innovazione e progresso tecnologico rappresentano, da sempre, il motore della crescita e dello sviluppo. Sono le innovazioni di prodotto e di processo, infatti, a determinare quei vantaggi competitivi che, nel medio-lungo periodo, contribuiscono alla crescita non solo per le aziende che seguono la strada dell'innovazione, ma anche per l'economia e la collettività nel suo insieme.

Se la crescita economica dipende dalla capacità di inserire elementi nuovi in grado di introdurre un cambiamento, diventa fondamentale creare i presupposti per l'innovazione. In che modo? Prima di tutto sostenendo le attività di Ricerca e Sviluppo. Dobbiamo però tener presente che in Italia gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, sia pubblici che privati, non riescono ad allontanarsi da un indice sul PIL di poco inferiore a circa 1,5%, a fronte di una media EU vicina al 3%, anche per effetto di alcuni limiti strutturali che attengono, da un lato, all’ordinamento del nostro sistema Universitario, dall’altro alla dimensione media del tessuto produttivo e aziendale.

In tale contesto, è necessario puntare su nuove modalità, tra cui, particolarmente interessante e foriera di opportunità è quella rappresentata dagli investimenti in Startup e PMI innovative, realtà aziendali che sorgono attorno a idee e progetti in grado di modificare processi e modelli di business. Nel nostro Paese il fenomeno delle Startup è in costante crescita (attorno al 20% su base annua), con circa 17 mila aziende a fine 2022, un fatturato complessivo di circa 9 miliardi di euro e un impatto sul PIL stimato da EY in circa l'1,2%, ancorché piuttosto indietro rispetto alla media europea del 2,5% del PIL. Dati comunque incoraggianti, che indicano come tali realtà siano sempre più presenti nel tessuto economico nazionale. Ma rimaniamo ancora in una fase iniziale di sviluppo di un vero e proprio ecosistema dell'innovazione che veda direttamente coinvolti tutti i protagonisti del panorama: istituzioni, PA, aziende, università e centri di ricerca, fondi e investitori italiani e internazionali.

Il numero di startup e PMI innovative nel nostro Paese è in costante incremento, con una media di +16.5% circa dal 2017, segnando una crescita rilevante ma ancora lontana da quell’andamento esponenziale su cui molti speravano. Anche in termini di investimenti, secondo i dati EY, il 2022 ha mostrato progressi rispetto agli anni precedenti con 2€ miliardi investiti in Italia, ma in confronto ad altre economie a noi vicine rimaniamo ancora molto indietro (12.9€ miliardi in Francia, 10.1€ miliardi in Germania e circa 3€ miliardi in Spagna). Un elemento di freno per il contesto dell’innovazione del nostro Paese è sicuramente la frammentazione che lo caratterizza: frammentazione del tessuto produttivo, degli investitori istituzionali ma soprattutto dei fondi di venture capital, in molti casi ancora di dimensione molto contenuta, che comporta, da un lato, inefficienza operativa, dall’altro concentrazione di rischio e difficoltà a interloquire con gli investitori istituzionali. In questo contesto, Venture Capital e Corporate Venture Capital potrebbero trovare maggiore efficacia e rilevanza, integrando le loro operation ponendosi come nuovo modello di ricerca e innovazione, a servizio e supporto del processo di crescita del nostro Paese, specie nei settori strategici dove sono già state fatte esperienze di successo, come il Pharma, Tech, Energy e Fintech
Marco Daviddi
Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia

Il ruolo centrale del Venture Capital
In un contesto come quello italiano, particolarmente frammentato a livello di aziende e investitori, il nodo cruciale è trovare modalità nuove e diverse per sostenere l'innovazione e quindi la crescita di lungo periodo. In questo senso il ruolo dei fondi di Venture Capital può essere rilevante, anche in termini di possibilità di aggregazione di una molteplicità di investitori, che in tal modo potrebbero condividere un programma comune di sviluppo in grado di ottenere un impatto concreto sull'economia reale del Paese. L'attuale contesto italiano però vede una scarsa presenza di fondi dotati di una struttura adeguata a gestire i rischi legati ad attività di investimento di questo genere. Nonostante gli ostacoli dovuti alla frammentazione, gli investimenti in VC risultano in decisa crescita negli ultimi anni, come evidenziato dall' EY Venture Capital Barometer: nel 2022 il totale investito ha superato i 2 miliardi di euro, a fronte dei circa 400 milioni di euro del 2017. Cifre per altro molto inferiori rispetto ai principali Paesi europei dove nel 2022 si registrano investimenti pari a 12,9 miliardi in Francia, 10,1 miliardi i Germania e 2,9 miliardi in Spagna. Purtroppo, il 2023 non è iniziato nel migliore dei modi con una diminuzione che interessa trasversalmente l'Europa pari a circa il 60% degli investimenti, dovuta all'attuale scenario macroeconomico caratterizzato dalla stretta monetaria.

Gli elementi per sostenere l'ecosistema italiano dell'innovazione
Dall'analisi del contesto internazionale con specifico riferimento alle realtà più consolidate dal punto di vista dello sviluppo di ecosistemi di innovazione, emergono cinque fattori chiave su cui puntare per poter accelerare tale sviluppo anche nel nostro Paese.

Il primo riguarda una forte sponsorship istituzionale e di Governo. Se da un lato sinora il ruolo delle istituzioni è stato adeguato con l'introduzione delle dovute innovazioni normative, dall'altro si segnala una forte dipendenza dell'ecosistema dell'innovazione da incentivi e risorse pubbliche. Ridurre oggi le risorse indirizzate su questo tema non potrà che avere impatti rilevanti nel medio termine.

Il secondo fattore attiene alla sinergia con il sistema universitario per sostenere la ricerca e incentivare il trasferimento di competenze e tecnologia. In questo senso le risorse previste dal PNRR, circa 6 miliardi di euro, possono dare un impulso rilevante specie in ottica di creazione di infrastrutture e di un nuovo patto tra pubblico e privato con la realizzazione di centri di eccellenza dell'innovazione e partnership per valorizzare la ricerca, ma occorre lavorare per rivedere i meccanismi di incentivazione a livello accademico in merito al trasferimento tecnologico.

Il terzo fattore è la partecipazione di grandi player che possano valorizzare i risultati dei processi di innovazione, ad esempio inserendo nei propri cicli produttivi le innovazioni provenienti dal mondo delle startup. Nel contesto attuale le sinergie con le grandi aziende sono ancora limitate, anche a causa dell'estrema frammentazione del tessuto produttivo nazionale e ciò si traduce in un freno per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo e per la messa a punto di adeguati programmi di Venture Capital.

Quarto fattore è la disponibilità di investitori disponibili a scommettere nelle Startup. Dalle analisi EY si evidenziano importanti spazi di crescita nel fund raising da parte dei VC con riferimento, ad esempio, agli attivi gestiti per investimenti da Casse di Previdenza e Fondi Pensione.

Quinto, ed ultimo elemento essenziale, è la capacità di trattenere e di attrarre talenti anche, anche attraverso la valorizzazione degli investimenti in istruzione, specie nelle cosiddette materie STEM, che nel nostro paese sono molto inferiori rispetto alle altre economie avanzate.

Rispetto a questi parametri la situazione italiana è in chiaroscuro. In definitiva, occorre adottare un modello di sviluppo più efficace incentrato su collaborazioni, partnership e joint venture per ottenere un concreto salto di qualità e di scala dell'intero ecosistema dell'innovazione.

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Maggiore disponibilità di Venture Capital, sponsorship istituzionale, sinergia con le università, coinvolgimento delle grandi aziende e valorizzazione del talento sono gli elementi centrali per accrescere competitività e creare valore a lungo termine

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