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09 nov 2023 

Indagine EY per gli Stati Generali della Green Economy: oltre il 90% delle aziende ha reso l’approvvigionamento più sostenibile

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Per ridurre l’impronta ecologica europea delle PMI (pari al 70%) è fondamentale implementare programmi di procurement o approvvigionamento sostenibile

Milano, 9 novembre 2023 – I risultati emersi dall’indagine “Procurement sostenibile e decarbonizzazione” condotta da EY per gli Stati generali della Green Economy che si sono svolti nell’ambito di Ecomondo – Fiera di Rimini, confermano come le imprese del Paese siano sempre più in prima linea nell’integrare la sostenibilità all’interno del proprio business e delle proprie catene di fornita.

Oltre il 90% delle imprese intervistate[1], infatti, inserisce il tema dell’approvvigionamento sostenibile nella propria rendicontazione delle performance non finanziarie e oltre l’80% ha sviluppato una strategia volta ad implementare la sostenibilità all’interno della propria catena di fornitura.

Gli esiti dell’indagine evidenziano quanto sia diventato ormai fondamentale per le imprese gestire in modo efficace e sostenibile la catena di fornitura. Tale gestione rappresenta un’opportunità concreta per raggiungere modelli di business più responsabili, contribuendo alla mitigazione dei rischi di fornitura, al miglioramento delle performance ESG (environmental, social e governance) per l’azienda stessa e i fornitori, e per garantire un livello di innovazione sempre maggiore nelle soluzioni presenti e future, in modo da essere in grado di adattarsi alle mutevoli trasformazioni del tempo.

 

Procurement sostenibile e decarbonizzazione

L’implementazione di programmi di procurement sostenibile rappresenta per le aziende un’opportunità di crescita e di creazione di valore sul lungo periodo, ma costituisce anche una sfida, data la sua natura complessa, i tempi previsti e le difficoltà riscontrabili nei processi. Anche grazie alla spinta del mercato e della regolamentazione in materia, per la maggior parte delle imprese intervistate nell’indagine è sempre maggiore l’importanza ricoperta dalla tematica dell’approvvigionamento sostenibile all’interno delle strategie di sostenibilità che devono essere supportate da azioni concrete. Guardando al futuro, un ruolo determinante sarà ricoperto dalla tecnologia e da come i criteri ESG s’integrano nei processi e sistemi di gestione di procurement attuali e a venire

L’indagine evidenza anche aree di miglioramento e su cui intervenire nel breve termine. A questo proposito, nonostante il 64% delle aziende abbia modificato le proprie procedure di procurement per renderle più sostenibili, tra le aziende che hanno formalizzato i propri impegni riguardo la catena di fornitura (56%), solamente il 4% ha adottato una policy specifica sul tema del procurement sostenibile. Inoltre, soltanto il 5% delle aziende ha individuato la sostenibilità della propria catena di fornitura come principale area di miglioramento, contro il 71% che ha dichiarato di voler concentrarsi sulla riduzione delle emissioni di CO2.

In molti settori la maggior parte delle emissioni di gas serra passa attraverso la catena di fornitura che pertanto dovrebbe essere considerata un’area prioritaria su cui intervenire, anche in considerazione delle nuove direttive europee relative alla rendicontazione delle performance di sostenibilità (CSRD) e ai rischi nella catena di fornitura (CSDDD) che richiederanno di misurare gli impatti lungo l’intera catena del valore e di sviluppare piani strategici contenenti le misure predisposte per mitigarli. Tuttavia, i dati indicano che solamente l’8% delle aziende abbia previsto degli obiettivi di riduzione delle emissioni che riguardino anche la catena di fornitura.

Nel complesso, i risultati dell’indagine indicano come il procurement sostenibile sia in grado di contribuire alla decarbonizzazione non solo delle grandi aziende ma anche delle PMI. Infatti, le catene di fornitura delle grandi aziende italiane che allocano risorse per la messa in atto di programmi di procurement sostenibile sono formate per lo più da PMI, che nell’ambito dell’Unione Europea rappresentano il 99,7% delle aziende e che hanno un’impronta ecologica pari al 70% dell’inquinamento industriale europeo.

Anche secondo quanto emerso dalla presente indagine, più aziende intervistate hanno dichiarato di avere una base fornitori composta per lo più da aziende di piccole e medie dimensioni, con percentuali che variano tra il 70 e l’80%, evidenziando le criticità legate al coinvolgimento delle stesse in programmi e iniziative di sviluppo sostenibile. Gli incentivi rivolti ad aziende di piccole e medie dimensioni ricoprono dunque un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni generate dal sistema imprenditoriale del Paese. 

[1] Fonte: Studio EY Seize the change 2023