1- EY EV Country Readiness Index
In futuro aumento dei veicoli elettrici, ma in freno la produzione locale
Si stima che nel periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, solamente il 18% di questi verrà prodotto sul territorio nazionale. Altri fattori penalizzanti lo scoring ottenuto in questo driver sono la bilancia energetica che vede circa il 15%[1] di import di energia elettrica e una scarsa presenza di colonnine “fast-DC”. Dato positivo, apparentemente in controtendenza rispetto a quanto spesso evidenziato in merito ai punti di ricarica, è lo scoring italiano relativo al numero di veicoli elettrici rispetto ai charging point che è in linea se non superiore alla ratio raccomandata di 10 veicoli per punto di ricarica (con una quota prevalente di punti AC a bassa potenza).
Consumatori propensi all’elettrico, ma pesa il fattore economico
Guardando all’analisi della domanda e dei consumatori, l’Italia si colloca al 7° posto nell’Indice EY. Si conferma il dato positivo circa la propensione all’acquisto di un veicolo elettrico (indicato dal 45% dei consumatori intervistati 2° posto nel ranking generale), il lato negativo della medaglia è rappresentato però dalla scarsa willingness to pay per la fascia premium di mercato (la fetta più grande dell’offerta EV in questo momento). Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici BEV e PHEV che nel 2021 si è fermata a circa il 9%.
Crescono gli incentivi, ma procedure da raffinare
Il contesto regolatorio vede l’Italia allineata alla maggior parte degli Stati dell’Indice EY per quanto concerne il sistema di incentivi all’acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l’obiettivo net zero per il 2050. Il Paese, infatti, si colloca complessivamente al 9° posto in questo driver. Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volte a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure (come fatto per la recente regolamentazione in merito agli affidamenti dei servizi di ricarica in autostrada[2]), ma anche proponendo incentivi non monetari (ad esempio low-emission zone e vantaggi riservati a possessori di auto elettriche) come già attuato ampiamente da Paesi quali Norvegia, Cina e Germania.
Ecosistema e-mobility in fase di maturazione
Guardando all’ecosistema dell’e-mobility in generale, come già in parte visto nella precedente rilevazione, questo è ancora in una fase di maturazione. Stanno incrementando gli accordi di collaborazione e acquisizioni tra player in un’ottica di consolidamento del mercato passando dalla pletora di piccoli player a pochi brand guidati dalle grandi società energetiche.
Questo progressivo consolidamento contribuisce alla spinta verso la “servitization” ovvero il passaggio dalla vendita di un prodotto alla fornitura anche di servizi ad esso collegati ampliando la “value proposition” verso il consumatore finale. Un esempio riguarda le offerte “a pacchetti” con taglie differenti di ricarica che a distanza di meno di un anno tutti i principali player di mercato hanno adottato, con risparmi che possono arrivare anche alla metà dell'equivalente costo di ricarica "a consumo"[3]. Un altro esempio è rappresentato anche dalla creazione di pacchetti di servizio compresi all’interno dei contratti per luce/gas domestici.
[1] Rielaborazione EY di dati terzi.
[2] Autorità di Regolazione dei trasporti - Delibera n. 130/2022
[3] EY, Agosto 2022. elaborazione su dati interni / fonti secondarie.