Il settore infrastrutturale italiano è considerato un mercato chiave, sia per l’opportunità di colmare i gap infrastrutturali sia per il riconoscimento del ruolo e della rilevanza della nostra economia nell’eurozona, dato che registra una crescita del 13% rispetto al 2022 e dal quale si evince la buona percezione degli sforzi della nostra Nazione verso una maggiore solidità e stabilità economica, con prospettive di crescita migliori rispetto al passato. Tuttavia, emerge una certa fatica nell’indirizzare risorse verso progetti inerenti al settore dei trasporti, soprattutto per le complessità normative e autorizzative percepite. La revisione del codice degli appalti potrebbe aprire nuove opportunità per l’attrattività dell’Italia, soprattutto in relazione al ruolo attivo che gli investitori istituzionali potranno avere nelle procedure di PPP, in un settore strategico che nelle ultime settimane ha dato prova di rilevanti fragilità. Un segnale positivo è l’aumentata attenzione degli intervistati agli investimenti greenfield e value added, ma si rileva la necessità di continuare il processo di razionalizzazione delle procedure e di incentivare la partecipazione dei privati nello sviluppo infrastrutturale del Paese, anche attraverso la veloce attuazione del PNRR, sul quale il giudizio degli investitori, seppure più freddo rispetto a quello dello scorso anno, è tutto sommato positivo
Marco Daviddi
Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia
La percezione degli investitori: significativa attenzione verso le asset class infrastrutturali italiane, ma necessario superare i tradizionali freni amministrativi e burocratici
Il giudizio sulle infrastrutture italiane è in chiaroscuro. Sebbene mediamente la qualità delle infrastrutture italiane sia considerata in linea con la media UE, cresce la percentuale di coloro che le giudicano al di sotto, con la sola eccezione del settore energia (giudicato in linea con il resto d’Europa dal 65% del campione e sotto la media UE dal 19%). Si conferma anche nel 2023 un giudizio più freddo sulla qualità delle infrastrutture sociali: il 31% degli intervistati sostiene infatti che la qualità di questo tipo di infrastrutture sia inferiore rispetto al resto d’Europa.
Nella top five delle asset class che nell’ultimo anno hanno registrato maggior fermento in termini di investimenti si posizionano: strutture sanitarie, data center, energie rinnovabili, efficienza energetica, porti commerciali e logistica. Al contrario, traghetti, torri di trasmissione, settore del gas, interventi su edifici pubblici[2] in PPP e porti turistici sono i 5 ambiti di minore interesse per gli investitori, anche alla luce delle limitate opportunità di investimento in questi segmenti in Italia.
Le infrastrutture italiane sono un settore chiave in Europa per le dimensioni dell'economia italiana (secondo il 55% degli intervistati), alle opportunità di colmare il gap infrastrutturale esistente (53%) e ai rendimenti più elevati rispetto ad altri Paesi UE (45%). Tuttavia, gli investitori identificano alcuni vincoli agli investimenti in infrastrutture in Italia, associati all’ incertezza normative (74%), insieme all'elevato livello di complessità burocratica (68%) e al rischio di contenzioso (40%). Positiva la valutazione della performance degli investimenti nel settore infrastrutturale in Italia: per il 67% degli investitori è in linea con la media del portafoglio e per il 27% è addirittura superiore.
Gli investitori stanno aumentando l'allocazione nei loro portafogli di asset class caratterizzate da un profilo rischio/rendimento più elevato: il 78% (+13% rispetto al 2022) ha investito più del 10% del portafoglio in investimenti core plus/value add, caratterizzati da un profilo di rischio medio-alto (più elevato rispetto ai tradizionali investimenti infrastrutturali) e quindi con un rendimento atteso più elevato. Le classi di asset preferite nell’ambito core plus/value add risultano i servizi infrastrutturali e l'economia circolare. In crescita, seppur più contenuta, gli investimenti nel settore delle infrastrutture greenfield: il 54% del campione (+9% rispetto al 2022) ha allocato più del 10% del portafoglio a progetti greenfield. In prospettiva, nonostante il 30% degli intervistati abbia ottenuto risultati superiori alle aspettative dagli investimenti in infrastrutture, soltanto il 28% del campione (-9% rispetto al 2022) prevede un aumento rispetto all’anno passato del numero di iniziative greenfield perseguite.
Cosa aspettarsi per i prossimi 12 mesi: attività transazionale in crescita, le infrastrutture energetiche faranno da traino
L'attività M&A nel settore infrastrutturale in Italia è prevista in crescita nei prossimi 12 mesi: il 56% degli intervistati ritiene che il numero di deal che la loro azienda concluderà in Italia aumenterà rispetto al periodo passato e il 64% degli investitori si attende un aumento della competizione. Nell’attività M&A ad attrarre l’attenzione degli investitori sono soprattutto le infrastrutture energetiche, con il 32% degli intervistati che prevede di indirizzare le proprie risorse in questo ambito. Seguono i trasporti (18%), le infrastrutture sociali (15%) e TMT (13%).
L’importanza dei fattori ESG e della tecnologia
Gli investitori sono più sensibili ai criteri ESG nella selezione dei loro investimenti: il 63% (contro il 59% dello scorso anno) afferma di selezionare aziende con un alto rating ESG e il 31% (contro il 29% del 2022) si è servito di criteri di screening negativi per evitare di investire in società non conformi ai requisiti di sostenibilità. Soltanto il 6% (contro il 12% del 2022) ha scelto di non considerare questi parametri nel processo di investimento. Si prevede che le applicazioni legate all'intelligenza artificiale, al cloud, agli analytics e all'IoT porteranno i maggiori benefici al settore delle infrastrutture, in particolare nei comparti energia e TMT; le infrastrutture tecnologiche sono già considerata una asset class rilevante dal 54% del campione e il 41% degli intervistati (+8% rispetto al 2022) prevede che rappresenterà un'area di investimento primaria nei prossimi 3-5 anni.
[1] Comparto che include l'insieme degli asset funzionali all'erogazione di beni e servizi destinati alla soddisfazione dei bisogni essenziali della collettività, ossia per l’istruzione, la sanità e l’edilizia sociale.
[2] Altri edifici del demanio (es. caserme, scuole ecc.)