Qualità delle infrastrutture in linea con la media UE, ma permangono preoccupazioni sulla qualità delle infrastrutture di trasporto e sociali
La qualità delle infrastrutture italiane viene considerata in linea con la media UE: ciò vale particolarmente per il settore dell’energia, giudicato qualitativamente in linea con l’UE dal 57% degli intervistati, e lodato da un buon 26% del campione che lo considera migliore rispetto alla media europea. Più freddo invece il giudizio sulla qualità delle infrastrutture di trasporto (il 38% degli intervistati sostiene infatti che la qualità di questo tipo di infrastrutture sia inferiore rispetto al resto d’Europa) e sulle infrastrutture sociali (con il 43% del campione che le ritiene in linea con la media UE e il 38% che lo giudica inferiore).
Outlook: energia e TMT i settori trainanti nei prossimi mesi
L'attività di M&A nel settore delle infrastrutture in Italia è prevista in crescita nei prossimi 12 mesi: il 56% degli intervistati ritiene che il numero di deal che concluderà nei prossimi 12 mesi aumenterà rispetto ai precedenti e ben il 73% degli investitori si attende un aumento della competizione nello stesso periodo di tempo. Nell’attività M&A ad attrarre l’attenzione degli investitori sono soprattutto le infrastrutture energetiche, con il 35% degli intervistati che prevede di indirizzare le proprie risorse in questo ambito nei prossimi 12 mesi. Seguono il settore dei trasporti (18%), delle infrastrutture sociali (17%) e TMT (10%).
Per quanto attiene al conflitto in Ucraina, gli investitori non rilevano ad oggi alcun impatto rilevante sulla loro attività di investimento. Il 65% degli intervistati non si aspetta un calo significativo dei ricavi o della redditività nei prossimi 12 mesi e il 32% ritiene che non influenzerà la propria strategia di investimento.
Pro e contro: un settore chiave in Europa ma con alcuni vincoli.
Tra le ragioni principali che spingono a investire nel sistema infrastrutturale italiano troviamo le dimensioni dell'economia italiana (42%), le opportunità presenti per colmare il gap infrastrutturale (40%), i solidi fondamentali (35%), i rendimenti più elevati rispetto agli altri Paesi dell’UE (31%) e la concorrenza limitata (21%). Permangono tuttavia alcuni vincoli esterni che finiscono per limitare il potenziale del settore: dai vincoli burocratici (65%) all'incertezza politica e normativa (63%), passando per il rischio di contenzioso (29%).
Secondo il 64% degli intervistati gli investimenti in infrastrutture italiane hanno generato performance in linea con la media del proprio portafoglio, se non superiori (secondo un 29% del campione). Gli investitori sono molto ottimisti nei confronti del loro portafoglio di investimenti alimentato da fattori catalizzatori come la crescita esterna (38%) e organica (31%), sebbene rimangano cauti sulla ripresa economica (20%) e l'incertezza normativa (38%).
Maggiore esposizione verso investimenti Core plus e Value added
Gli investitori stanno aumentando la loro esposizione verso gli investimenti core plus e value add per aumentare i rendimenti: il 42% del campione afferma di destinare più del 30% del proprio portafoglio a questo ambito. Le classi di asset preferite sono i servizi infrastrutturali (32%) e l'economia circolare (32%). Prospettive meno rosee per gli investimenti in attività greenfield: il 55% degli intervistati dichiara di riservare meno del 10% dei propri investimenti totali a questo ambito e la maggior parte degli intervistati (il 58%) afferma di non aver intrapreso alcun investimento greenfield nel Bel Paese. Tuttavia, il 63% del campione prevede un aumento del numero di iniziative greenfield nei prossimi 12 mesi, in previsione di un elevato livello di investimenti soprattutto grazie al piano di recovery fund.