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La Generazione Z protagonista del cambiamento

L'approccio alla quotidianità, l'impatto sui consumi e il rapporto col mondo del lavoro di una generazione in equilibrio ma anche fragile nella doppia identità fisica e digitale


Inati nel periodo compreso tra la seconda metà degli anni 90 e il primo decennio del 2000 rappresentano la cosiddetta Generazione Z, anche nota come GenZ o iGen, in quanto prima ad essere cresciuta con le nuove tecnologie digitali e i social media sin dall'infanzia. Un aspetto, questo, che ha influito in maniera determinante sull'approccio alla quotidianità, i consumi e le aspettative nei confronti del lavoro. In effetti una delle caratteristiche essenziali della GenZ è di avere una sorta di doppia identità, una fisica e l'altra digitale, il cui equilibrio è piuttosto delicato. Un dualismo con due anime distinte, dotate di bisogni diversi e talvolta inconciliabili, se non addirittura in opposizione tra di loro, che può essere causa di incertezza e frustrazione. Motivo per il quale la GenZ viene anche definita “Generazione Ansia”, caratterizzata da una spiccata emotività che si dimostra in diversi ambiti della vita quotidiana: dal rapporto col mondo del lavoro e la burocrazia a quello, spesso conflittuale, con il cibo. 

Si tratta di una generazione dalle molteplici potenzialità anche in ambito lavorativo e cresciuta con la grande aspirazione, determinata in parte dai modelli che vedono sui social media, di poter diventare un giorno degli imprenditori. È una generazione, di conseguenza, che guarda con particolare interesse a quelle aziende in grado di offrire loro le competenze necessarie per sviluppare spirito imprenditoriale, talento e personalità anche in ottica di team

A tale proposito, secondo l'osservatorio sulla Generazione Z di EY, il 59% afferma che le responsabilità professionali provocano uno stato d'ansia e che per questo sia meglio non affrontarle da soli, ma condividerle con il team di lavoro. Anche il rapporto con le questioni burocratiche risulta piuttosto conflittuale: oltre la metà (51%) dichiara, ad esempio, di non sentirsi all'altezza nella gestione dei contratti di lavoro, delle utenze energetiche e telefoniche, mentre il 37% esprime la necessità di chiedere supporto a una figura più adulta.

La Gen Z non è però solo quella dei nativi digitali. Vi sono ulteriori elementi che la contraddistinguono rispetto alle altre generazioni. In particolare, la maggiore apertura alla società multi-culturale con un'attenzione particolare a temi come la parità di genere, oltre alla spiccata sensibilità verso le questioni ambientali per le quali spesso sono impegnati in prima persona.

Impatto sui consumi e rapporto con le aziende
Se dunque la fragilità è una delle caratteristiche della Generazione Z, è anche vero che i nativi digitali hanno un forte impatto sul mercato e sui consumi. A tale proposito, solo in Italia i giovani di quella generazione sono circa 8,9 milioni mentre a livello di consumi globali rappresentano una quota pari al 40%. Per meglio comprendere la portata della GenZ, si pensi che il reddito stimato, attualmente di circa 7 trilioni di dollari, possa raggiungere 33 trilioni di dollari nel 2030, con una crescita più rapida di qualsiasi altra fascia demografica. Un altro aspetto che riguarda i giovani è la particolare sensibilità verso i temi ambientali, considerati di fondamentale importanza per un futuro più sostenibile. Nonostante ciò, la maggioranza schiacciante, pari al 96%, dichiara di non riuscire ad attuare azioni sostenibili per motivi economici. La sensibilità ambientale si traduce anche in scelte più green nei confronti dell'alimentazione. Secondo il report EY, ad esempio, circa il 30% del campione dichiara di voler ridurre il consumo di carne e derivati di origine animale, mentre il 45% consuma solo latte vegetale. Dunque, tra i giovani aumenta la consapevolezza dei benefici di una dieta più sana e rispettosa dell'ambiente, ma sempre che si tratti di una scelta libera e flessibile, non forzata dalla pressione da parte delle aziende. In tal senso, il 61% dei GenZ preferisce scegliere un prodotto in prima persona, ad esempio valutandone  la confezione , piuttosto che farsi convincere da visual e claim pubblicitari ad effetto. Proprio nei confronti del mondo della comunicazione emergono dati su cui riflettere. Il 43% del campione dichiara di sentirsi “bombardato” da messaggi pubblicitari invasivi ed insistenti, desiderando un deciso cambio di modalità di comunicare. A cominciare dalla preferenza espressa dal 72% dei giovani per contenuti pubblicitari che riproducono scenari realistici, simili a quelli che vengono veicolati sui social dai content creator, piuttosto che immagini poco legate alla realtà e associazioni emozionali definite come “cringe” ovvero che generano imbarazzo o disagio. Indicazioni interessanti emergono anche nell'analisi dei dati relativi al rapporto con le aziende. Ad esempio, per aderire all'offerta di un nuovo servizio, quasi il 60% della Generazione Z preferisce avere la possibilità di fare un'esperienza nuova piuttosto che ricevere uno sconto o un omaggio su beni e servizi. Una tendenza particolarmente indicativa della ricerca quasi spasmodica di vivere ogni giorno esperienze diverse, da riprendere e condividere via social per soddisfare la propria anima digitale.

Il lavoro tra ansia e desiderio di emergere
Un ambito in cui la Generazione Z esprime appieno le proprie contraddizioni tra forza e fragilità è il mondo del lavoro. Se da una parte, come detto sopra, oltre la metà dei giovani si sente in apprensione per le responsabilità lavorative, dall'altra molti si dichiarano convinti nel voler fare gli imprenditori. Qual è la principale motivazione che li spinge a scegliere un percorso imprenditoriale? Sentirsi importanti, nello specifico, per il 20% circa dei nativi digitali italiani e per il 25% di quelli americani. Nella scelta del lavoro risulta inoltre piuttosto importante il work life balance, infatti oltre la metà del campione, il 57%, preferisce un'attività professionale che permetta di concedersi il tempo per sviluppare progetti e passioni personali. Dunque, orario di lavoro flessibile e disponibilità di tempo libero, non però intese come una scorciatoia per avere una vita più semplice, ma come concezione del mondo del lavoro che dovrebbe avere al centro la persona e il suo benessere. Nonostante molti giovani Gen Z non siano ancora entrati nel mondo del lavoro, si possono individuare dei tratti comuni che contraddistinguono il loro approccio alla carriera, tra cui gli aspetti legati alla soddisfazione personale e all'opportunità di crescita, che vengono considerati prioritari rispetto alla sfera retributiva.

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L'approccio alla quotidianità, l'impatto sui consumi e il rapporto col mondo del lavoro di una generazione in equilibrio ma anche fragile nella doppia identità fisica e digitale.