Girl at the bank of river

Inclusione nel mercato del lavoro: un obiettivo prioritario per le aziende italiane



In breve

  • L’occupazione giovanile e quella femminile in Italia sono nettamente sotto la media europea 
  • “Global Gender Gap Index”, report elaborato da World economic forum, ogni anno misura il divario di genere in termini di salute, livello di istruzione, partecipazione economica ed emancipazione politica: su 146 Paesi presi in considerazione, nel 2022 l’Italia si conferma al 63esimo posto, alle spalle di Uganda e Zambia
  • Stando ai calcoli di EY, nel prossimo decennio, 3,5 milioni di persone lasceranno il lavoro per la pensione. 

I dati certificano il forte ritardo del Paese, davanti al quale le imprese devono fare la propria parte. 

L'occupazione giovanile e quella femminile in Italia sono nettamente sotto la media europea. Negli ultimi anni non sono stati fatti passi avanti sufficienti per colmare questo gap. Le imprese sono chiamate a dare il proprio contributo, puntando su strategie inclusive.

La crisi sociale ed economica innescata dalla pandemia ha esacerbato le disuguaglianze già esistenti nel mercato del lavoro. A pagarne il prezzo più alto sono stati le lavoratrici e i lavoratori che si trovavano già in situazioni di vulnerabilità, primi fra tutti giovani e donne.

Se da un lato “un lavoro dignitoso per tutti” è l’obiettivo di sviluppo sostenibile numero otto dell’Agenda Onu 2030, è anche vero che numerosi studi confermano che un alto livello di diversità e inclusione nelle aziende è associato a un incremento della produttività, dell’innovazione e delle prestazioni. 

La situazione attuale

Il “Global Gender Gap Index”, report elaborato da World economic forum, ogni anno misura il divario di genere in termini di salute, livello di istruzione, partecipazione economica ed emancipazione politica. Su 146 Paesi presi in considerazione, nel 2022 l’Italia si conferma al 63esimo posto, alle spalle di Uganda e Zambia. Il livello di equità di genere viene misurato con un indice che va da zero a uno, cioè dall’assenza di parità alla totale parità. L’Italia, oltre a non aver fatto passi avanti in classifica rispetto all’anno precedente, ha migliorato il punteggio solo di poco, passando da 0,720 da 0,721. È al 99esimo posto per il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro e fuori dalle prime cento posizioni sia per opportunità economiche che per disparità delle retribuzioni. Dati che mostrano un’arretratezza sistemica rispetto alla maggioranza degli altri Paesi Ue: in Europa l’Italia, infatti, è 25esima su 35, con Francia e Spagna che sono al 17esimo e al 15esimo posto e la Germania al decimo.

La disparità di genere, però, non è l’unico problema. Anche i numeri dell’occupazione giovanile impongono delle riflessioni e richiedono misure urgenti. In un contesto in cui la popolazione è anziana, con il 12,9% degli abitanti con meno di 15 anni e il 23,5% con più di 65, si registra un basso tasso di occupazione: lavora solo il 31,1% di giovani tra i 15 e i 29 anni. Solo la Grecia fa peggio, mentre la media continentale è al 47,4%. Tra i 15 e i 24 anni, poi, un italiano su cinque non studia, non è inserito in un percorso formativo e non lavora, rientrando nella categoria dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment, Training), rispetto a un dato europeo che si attesta poco al di sotto di 11 giovani su 100.

Stando ai calcoli di EY, network globale nel settore della consulenza alle imprese, nel prossimo decennio, 3,5 milioni di persone lasceranno il lavoro per la pensione. Per raggiungere i livelli europei di parità di genere e occupazione giovanile occorrerebbe sostituirli con 2,3 milioni di donne e 1,2 milioni di giovani.

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L’occupazione giovanile e quella femminile in Italia sono nettamente sotto la media europea. Negli ultimi anni non sono stati fatti passi avanti sufficienti per colmare questo gap. Le imprese sono chiamate a dare il proprio contributo, puntando su strategie inclusive.

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